giovedì 11 maggio 2023

COME LA CULTURA DELL’ARTE PUO’ INSEGNARE LA CREATIVITÀ SCIENTIFICA

 

COME LA CULTURA DELL’ARTE PUO’ INSEGNARE LA CREATIVITÀ SCIENTIFICA

Anche se la creatività è apprezzata nelle scienze, non è istituzionalmente promossa nella stessa misura in cui lo è nelle arti.  Esaminare la creatività scientifica attraverso la lente della pratica artistica può consentire quindi l'identificazione di un percorso verso un ambiente che valorizzi esplicitamente e promuova la creatività nella scienza.

L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro

              (Leonardo Da Vinci)

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Per molto tempo, la scienza è stata associata alla scoperta di ciò che già esiste piuttosto che alla creazione effettiva (1). Ed è significativo che la parola "creatività" sia apparsa solo circa cento anni fa e per la maggior parte sia rimasta nel regno della produzione artistica, nonostante la stretta relazione tra arte e scienza notata anche da molti scienziati contemporanei (2).

Sia le arti che le scienze si basano infatti su una base di padronanza di metodi e strumenti concettuali che richiedono familiarità con regole e leggi, per poterle applicare. Come un artista figurativo debba comprendere e affrontare storie di questioni visive, culturali, concettuali e sociali del passato e del presente, e affrontare le leggi e le abilità fondamentali che governano la concezione, la produzione e la ricezione dell'arte visiva; similmente lo scienziato deve avere una conoscenza di base, ad esempio, di metodi statistici, o di reazioni chimiche. Sia l'artista che lo scienziato devono quindi sintetizzare la loro attitudine con metodo; e questo al di là della semplice arte o scienza. Diceva Bernardo de Chartres che l’uomo è un nano seduto sulle spalle di un gigante; volendo significare che, nella nostra ricerca culturale di oggi, ci affidiamo comunque alle conoscenze del passato; però, ovviamente, fare affidamento solo sul passato, o, addirittura, sull'imitazione, non fa diventare creativi. Infatti, semplicemente, copiare ciò che è stato fatto prima, senza arrivare a nuove intuizioni, non è né creativo, né evolutivo. Si potrebbe obiettare che ciò non costituirebbe nemmeno praticare l'arte o la scienza.

Un buon esempio è Goethe; anche se è conosciuto oggi principalmente come autore letterario, ha condotto scienza di base per tutta la vita, e si è considerato tanto uno scienziato, quanto un romanziere. Goethe formulo’ la sua teoria dei colori, contrastando l’idea di Newton che i colori fossero gia’ nella luce e il prisma ottico li evidenzi per rifrazione. Meticolosi esperimenti lo condussero a formulare che i colori nascono dall’azione di due Entita’ distinte e, per loro natura, invisibili: la LUCE e la TENEBRA. L’azione della Tenebra sulla Luce, ottenebrandola sempre piu’, genera il Giallo, l’Arancione e il Rosso. L’azione della luce sulla Tenebra produce in essa un graduale rischiaramento, generando il Viola, il Blu e l’Azzurro.Nessun Verde si forma naturalmente al prisma, se non sovrapponendo la banda gialla con quella azzurra. A questo incontro nel verde Goethe aggiunse l’altro possibile, nato dalla sovrapposizione del Viola col Rosso, da cui nasce il colore porpora, sconosciuto a Newton e anch’esso non scomposto dal prisma (e’ pero’ presente nello spettro di alcuni arcobaleni).

Comune nell'arte è la capacità di creare associazioni tra, o fondere, parti disparate di conoscenza e di prove sperimentali. Questa è chiamata l'arte della percezione intelligente, ed è raramente praticata nelle scienze della natura. Questo è un aspetto critico per il nascere di una scintilla creativa nella scienza. (3).

E’ vero che la probabilità di creatività nella scienza dipende in una certa misura dall'attitudine personale, nonché da conoscenze e abilità acquisite con importanti intuizioni che abbiano portato lo scienziato ad appropriarsi di indagine creativa e sviluppare il potenziale creativo durante una carriera; tuttavia questi attributi non sono sufficientemente valorizzati dall'amministrazione scientifica; in altre parole: l'esplicito nutrimento della creatività è troppo spesso assente nella ricerca scientifica.

COS’E’ LA CREATIVITA’

La creatività, è lo sviluppo di idee e concetti originali, ed è alla base della pratica artistica. Come per l'arte, le scienze richiedono quindi creatività; e gli individui, così come le istituzioni, devono riconoscere l'importanza fondamentale della creatività come caratteristica distintiva del progresso scientifico.

Rendere la creatività una misura primaria del successo considerandola una metrica valutativa significativa, in parallelo con il numero di articoli pubblicati, e altre valutazioni, aggiungerebbe sicuramente un supporto strutturale, e istituzionale, alla creatività nella scienza. Le scienze della natura potrebbero quindi essere, allora, definite anche una professione creativa.

IL CASO

Il caso è stato spesso citato come un fattore importante nella promozione della creatività. L'apparente "scoperta" casuale della fotografia da parte di Louis Daguerre è il risultato di una fuoriuscita accidentale di mercurio in un armadietto che conteneva lastre di rame argentato, che ha rivelato l'immagine latente su una lastra. Allo stesso modo, nella scienza, Wilhelm Röntgen scoprì i raggi X nel 1895 quando uno schermo trattato chimicamente posto in laboratorio iniziò a brillare per esposizione a una lampada a catodo schermato; e Alexander Fleming osservò nel 1928 che lo stafilococco veniva inibito quando una capsula di Petri veniva lasciata accidentalmente sul banco del laboratorio, portando allo sviluppo di moderni antibiotici. Ma “consentire” che il caso si verifichi nelle scienze, o anche promuovere e riconoscere preziosi risultati casuali, è tutt'altro che banale.  Riconoscendo il caso, Louis Pasteur osservò notoriamente durante una conferenza all'Università di Lille nel 1854 che "nei campi dell'osservazione, il caso favorisce solo la mente preparata".  

GLI ERRORI

Un approccio euristico nell'arte prevede molte iterazioni per ottenere la linea giusta nel disegno di un artista. Egon Schiele disegnava come un maniaco e gettava la maggior parte dei disegni nel camino se non gli piacevano.

Egon Schiele: “Amanti”

 

Oggi giudichiamo la sua creatività dalle superbe opere sopravvissute che sono il risultato di molte iterazioni di tentativi ed errori. In confronto, di solito ci si aspetta spesso che gli esperimenti scientifici diano una risposta al primo tentativo senza il tempo di eseguirne un altro, rendendo tentativi ed errori un processo a lungo termine nelle scienze. L'errore non è quindi visto come un passaggio intermedio pratico sufficiente per raggiungere intuizioni scientifiche immediate o essenziale per raggiungere un obiettivo creativo. La creatività dovrebbe quindi essere promossa iniziando con esperimenti più brevi e più vari in cui la stragrande maggioranza potrebbe "fallire", ma gettare le basi per selezionare il passo successivo più promettente. Modifiche concrete, quindi, nel modo in cui le scienze sono sostenute, e praticate dal punto di vista organizzativo, possono includere la considerazione del tempo e dello spazio assegnati a prove ed errori.

LO SPAZIO MENTALE

Il subconscio o “ispirazione”, il proverbiale bacio della musa dell'artista, è descritto come il cardine della creatività artistica. Nella scienza, questo può tradursi nella riflessione scientifica necessaria per esaminare i dati, abbozzare una proposta o pianificare un esperimento. Lo spazio mentale o "vuoto" (4) in cui la creatività scientifica è più forte non è poi così diverso da uno stato mentale focalizzato contenente elementi irrazionali o intuizione.

Molte proposte sono state fatte negli ultimi decenni su come promuovere la creatività scientifico/tecnologica per l'innovazione industriale e professionale; esse includono metodi istituzionali e individuali; come: formazione; interazioni regolari tra scienziati per criticare processi e risultati; costruzione di spazi comuni, che promuovano incontri casuali tra discipline, con settori non accademici e con artisti. E che consentano allo spazio mentale di generare la scintilla creativa.

RIFERIMENTI

(1)   Barasch M (1985) Theories of art. New York University Press, New York

(2)   Root-Bernstein R, Allen L, Beach L, Bhadula R, Fast J, Hosey C et al. (2008) Arts foster scientific success: avocations of Nobel, National Academy, Royal Society, and Sigma Xi Members. J Psychol Sci Technol 1:51–63

(3)   Bohm D (1976) The range of imagination. In: Sugerman S (ed.) Evolution of consciousness, studies in polarity. Wesleyan University Press, Middletown, p 51–68

(4)   Scheffer M, Baas M, Bjordam T (2017) Teaching originality? Common habits behind creative production in science and arts. Ec

(5)   NATURE: “Imparare la creatività scientifica”

 

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