giovedì 2 dicembre 2010

Riflessione sulla SCIENZA

È impossibile separare la scienza dal suo contesto storico sociale concreto. L’immagine dello scienziato chiuso in laboratorio che fa la grande scoperta è oggi un po’ comica. A promuovere la scienza sono innanzitutto i gruppi interessati a usarne le ricadute: l’università, l’industria (sempre più immateriale), i grandi centri medici e farmacologici, l’esercito. La portata ideologica della scienza lievita dentro questi interessi.
L’industria culturale, anziché arroccarsi su posizioni conservatrici e invocare la repressione, dovrebbe “cavalcare la tigre”, osare, andare oltre la rendita parassitaria e migliorare la qualità di ciò che vende. Il suolo del copyright, visto in maniera classica e tradizionale, è forse improduttivo: è tempo di ruotare le colture.

SIAMO SICURI DEL "CLOUD" ?

Il cloud è sicuramente il modello di erogazione dei servizi ICT del futuro sebbene ci siano in essere ancora delle discussioni sulle sue definizioni.


La verità è che non esiste una soluzione adatta a tutte le necessità delle aziende nel cloud. Ogni cliente richiede diverse applicazioni per far funzionare il business in modo più efficiente. L’approccio ibrido prende il meglio di ogni soluzione e offre una varietà di scelte che aprono una serie di opportunità. Il cloud “ibrido” realizzato da Vmware con i partner Verizon, Teramark e Colt e che da San Francisco fornisce 145.000 virtual machine per il self service di soluzioni It, precisando che “per Vmware il cloud ibrido è la combinazione di proprie soluzioni specificatamente studiate per il cloud e risorse messe a disposizione dai provider con cui collabora”.
La soluzione di Cloud Ibrido risulta essere un modello preferito dai CIO dalla ricerca Colt, confortata anche da un rapporto IDC, la domanda di questo tipo di approccio, conosciuto anche come Virtual Private Cloud, conferma la forte crescita della richiesta. Se esistono applicazioni che per una serie di ragioni necessitano di un hosting dedicato, il 60 o 70 percento degli attuali processi IT dell’azienda possono essere trasferiti in un ambiente di cloud multi-tenant. La possibilità di inserire applicazioni e carichi di lavoro attraverso diverse infrastrutture, ognuna delle quali è in grado di interagire con l’altra, è fondamentale nella transizione verso il cloud. Nel corso del tempo, con l’evolvere delle applicazioni la maggior parte delle aziende si muoverà da hosting dedicati a virtualizzati per poi passare gradualmente al cloud.

Achille De Tommaso
Cloud Camp TOPIX
Torino 2 Dicembre 2010

mercoledì 24 novembre 2010

ANFOV : Larga banda e grande rete nazionale

RETI DI NUOVA GENERAZIONE ORIENTATE ALLO SVILUPPO
DEL PAESE ED ALL’AZZERAMENTO DEL DIGITAL DIVIDE

• Siamo consci della posizione arretrata del nostro Paese
• Stiamo elaborando idee e progetti, volendo tutti insieme
contribuire allo sviluppo del nostro Paese permettendo un suo
netto salto di qualità
• Siamo convinti che la Larga Banda possa contribuire
grandemente a tale sviluppo
• Dalla nostra esperienza, vediamo grandi impedimenti dati da
normative non coordinate, assenti o non aggiornate rispetto alle
evoluzioni delle tecnologie (di scavo, posa, materiali…)
• Proponiamo interventi legislativi e normativi che facilitino lo
sviluppo delle reti in Fibra Ottica e che ne garantiscano
coordinamento e compatibilità nel quadro di una grande rete
nazionale
• L’applicazione dei nostri suggerimenti permetterà di dare un
grande impulso all’economia nazionale e di ridurre il problema
del Digital Divide
• Non vi saranno oneri aggiuntivi per lo Stato
• Gli investimenti degli Operatori e delle amministrazioni dello
Stato e locali, coordinandosi e godendo di opportune
semplifcazioni normative, realizzeranno economie di scala e
conferiranno molti e migliori risultati all'intero progetto.

lunedì 22 novembre 2010

Gli Italiani tra i più ricchi al mondo

Secondo uno studio su 160 paesi, pubblicato a fine ottobre e condotto dal CREDIT SUISSE RESEARCH INSTITUTE, gli italiani sarebbero tra i piu' ricchi al mondo. Non è uno scherzo, lo studio ha per titolo GLOBAL WEALTH REPORT e alla sua redazione hanno lavorato i maggiori esperti al mondo in materia di ricchezza; tra cui Anthony Shorrocs, ex direttore del World Institute for Developments Economics research e Jim Davies dell'University of Western Ontario.
Tra l'altro gli indicatori utilizzati non sono quelli della richezza media, ma quelli della cosiddeta "ricchezza mediana", che appaiono essere indicatori piu' significativi, in quanto forniscono un'indicazione sia del livello di diffusione del benessere, sia della capacità complessiva di un paese di sopportare senza traumi dei forti shock finanziari esterni; come è l'attuale crisi globale. Gli indicatori rilevano la ricchezza delle famiglie; finanziaria e immobiliare.
Ebbene, secondo lo studio il nostro paese è straordinariamente ricco in virtù dell'imprenditorialità e del risparmio delle famiglie. Ci sono solo due paesi al mondo che vantano una maggiore ricchezza; e questi sono: la Norvegia (che però possiede una enorme ricchezza petrolifera) e l'Australia(con elevatissime ricchezze fondiarie e minerarie). L'Italia, invece, che non ha nè petrolio, nè materie prime, è invece ricca perchè è un paese manifatturiero; con lavoratori che risparmiano e comprano immobili. La nostra ricchezza mediana per adulto (tutti i numeri sono in migliaia di dollari) è di 115, contro 157 della Norvegia e 124 dell'Australia. E con questi numeri surclassiamo le maggiori economie mondiali: Giappone = 103, Canada = 95, UK = 79, Francia = 67, Germania = 59, USA = 48. L'Italia poi ha il più basso debito medio per adulto: 21.800 dollari. Anche in questa classifica gli USA sono all'ultimo posto, con ben 60.500 dollari.
L'Italia, nello studio, eccelle in molti indicatori. Ma è soprattutto negli indici di equi-distribuzione dove noi eccelliamo di più, e in maniera clamorosa: infatti siamo il primo paese al mondo con la più bassa percentuale di popolazione adulta con una ricchezza inferiore ai 10.000 dollari, e abbiamo, insieme al Giappone, l'indice di concentrazione della ricchezza più basso.
Il paradosso reddito-ricchezza è che i paesi che sono cresciuti di più negli anni scorsi in termini di PIL, sono diventati più poveri in termini di patrimonio e hanno tassi di disoccupazione più elevati. In pratica, la ricchezza ha tenuto nei "paesi formica", come l'Italia.

giovedì 18 novembre 2010

NECESSITA’, NELLE AZIENDE ITALIANE, DI UNA CULTURA SULL’INNOVAZIONE

SE L’UNIONE EUROPEA, LA GLOBALIZZAZIONE, LA DIFFUSIONE DELLA TECNOLOGIA E L’EURO SONO GIOCHI IN CUI, COME DICE ADAM SMITH, TUTTI VINCONO , VUOL DIRE CHE QUI IN ITALIA DI QUESTI PROCESSI CI SIAMO PERSI QUALCOSA.

LA GLOBALIZZAZIONE SEMBRA AVER RESO PRECOCEMENTE OBSOLETO IL MODELLO DEL MADE IN ITALY RENDENDOCI PIU’ DIFFICILE FARE PROFITTI NON SOLO CON SCARPE E CRAVATTE, MA ANCHE CON MACCHINE UTENSILI, CON I MOBILI, CON IL TURISMO. Infatti, anche in questi settori, comunemente dimenticati quando si parla di “made in Italy”, e nei quali siamo o siamo stati leader mondiali, stiamo perdendo terreno.

NELLO STESSO TEMPO LA GLOBALIZZAZIONE PARREBBE ANCHE AVERE IMPIETOSAMENTE MESSO A NUDO LA CARENZA DI INFRASTRUTTURE CHE CONSENTIREBBERO ALL’ITALIA DI FARE UN SALTO DI QUALITA’ E DI COMPETERE NEI SETTORI NON SOLO DEL MADE IN ITALY, MA ANCHE DELL’HI-TECH. E’ opinione comune, infatti, che vi sia in Italia una carenza di strutture tecnologiche; carenza che si sviluppa a macchia di leopardo sul territorio, dando nome al cosiddetto Digital Divide.

IL PROBLEMA E’ CHE APPARE CHE NON SOLO NON SIAMO COMPETITIVI NEI CONFRONTI DEI PAESI EMERGENTI, MA ANCHE NEI CONFRONTI DI FRANCIA E GERMANIA.
LA MINOR COMPETITIVITA’ E’ DATA DALLA MINORE PRODUTTIVITA’, CHE, AD ESEMPIO, NEL CASO DELLA PRODUTTIVITA’ MANUFATTURIERA, VA DAI 48000 EURO PER ADDETTO IN ITALIA, AI 65000 EURO CIRCA DI FRANCIA E GERMANIA.

PER QUESTO OCCORRONO QUEGLI INVESTIMENTI PRODUTTIVI CHE, NEI DECENNI PASSATI, LA NOSTRA CLASSE DIRIGENTE E POLITICA NON E’ RIUSCITA A GARANTIRE.

PARREBBE CHE, IN ASSENZA DI RAPIDI CORRETTIVI, PER L’ITALIA NON SUSSISTA QUINDI LA POSSIBILITA’ DI ARRIVARE A QUEI PROGRESSI FONDAMENTALI CHE HANNO PORTATO TUTTI I PAESI CHE HANNO INVESTITO IN INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE E PER TELECOMUNICAZIONI, A VEDER COMUNQUE INCREMENTATO IL LORO PIL, ANCHE IN MOMENTI DI CRISI ECONOMICA.

D’ALTRA PARTE, IL CONTINUO AUMENTO DEL TRAFFICO SULLE RETI, L’ESPANSIONE DEL NUMERO DI UTENTI INTERNET, LA CRESCENTE DOMANDA DI ACCESSO A DATABASE MULTIMEDIALI RENDONO INDISPENSABILE FARE EVOLVERE L’INFRASTRUTTURA DELLA RETE DI TELECOMUNICAZIONE UTILIZZANDO MODELLI “FUTURE PROOF”. IN GRADO DI CONSENTIRE L’UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE PIU’ AVANZATE SALVAGUARDANDO GLI INVESTIMENTI GIA’ EFFETTUATI.

E LE RETI DI NUOVA GENERAZIONE SONO LA TECNOLOGIA ABILITANTE DELL’ERA IMMEDIATAMENTE A NOI FUTURA. RIDUCONO I COSTI E ABILITANO NUOVI SERVIZI E NUOVI MODELLI DI BUSINESS IN REGIME COMPETITIVO.
LE CHIAVI PER LA CRESCITA PARREBBERO QUINDI ESSERE DATE DALLA MAGGIOR PRODUTTIVITA’ OTTENUTA DALL’UTILIZZO A LIVELLO NAZIONALE DI SISTEMI E RETI INNOVATIVE E QUINDI DALLA DIMINUZIONE , O ANNULLAMENTO DEL COSIDDETTO DEL DIGITAL DIVIDE.

IN REALTA’ CIO’ NON BASTA E POTREBBE ESSERE CHE ADDIRITTURA STIAMO CERCANDO DI RISOLVERE IL PROBLEMA PARTENDO DALLA FINE E NON DALL’INIZIO: NON DALL’ORIGINE DELLA PROBLEMATICA.

SE ANDIAMO INFATTI AD ANALIZZARE LE RISPOSTE DELLE AZIENDE ITALIANE, SOPRATTUTTO PMI, ALLE DOMANDE RELATIVE ALLE NECESSITA’ DI SISTEMI INNOVATIVI, TROVIAMO SPESSO IL VUOTO. TROVIAMO SPESSO NON SONO IGNORANZA, MA SCARSA INFORMAZIONE SU CIO’ CHE E’ DISPONIBILE E DI CIO’ CHE SAREBBE NECESSARIO, IN AZIENDA, IN TERMINI DI INNOVAZIONE, PER AUMENTARE LA COMPETITIVITA’. LE AZIENDE PARE CHE DICANO DI NON AVER BISOGNO DI INNOVAZIONE.

E QUESTO E’ SICURAMENTE UN PROBLEMA CULTURALE DI BASE DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA.

DOBBIAMO, PER ALTRO, DIMENTICARE CHE I PAESI “LOW COST” SIANO TERZO MONDO. QUESTI PAESI SONO ORMAI IN GRADO DI SFORNARE PIU’ INGEGNERI E LAUREATI DI QUANTI NE PRODUCA TUTTA L’EUROPA. LA CINA, AD ESEMPIO, LAUREA OGNI ANNO QUASI UN MILIONE DI STUDENTI IN INGEGNERIA E SCIENZE, E LA SUA COMPETITIVITA’ QUINDI , SI BASERA’ SEMPRE MENO SUL BASSO COSTO DEL LAVORO.

NEL 2007 LA REPUBBLICA POPOLARE HA SORPASSATO IL GIAPPONE PER IL VOLUME DI INVESTIMENTI IN RICERCA E SVILUPPO (140 MILIARDI DI DOLLARI - DATI OCSE); ED E’ SECONDA, DIETRO GLI STATI UNITI.

CINA ED INDIA HANNO DA TEMPO MESSO L’UNIVERSITA’ E LA SCUOLA AL CENTRO DELLE LORO STRATEGIE DI SVILUPPO.

IN ITALIA NON C’E’ SENSIBILITA’ A CIO’, E IL RISULTATO E’ CHE, MENTRE APPARE CHE L’INNOVAZIONE NON SIA DISPONIBILE PER LE AZIENDE A CAUSA DI PROBLEMI STRUTTURALI, NELLA REALTA’, IN GRAN PARTE QUESTA CARENZA E’ DOVUTA A POVERO AGGIORNAMENTO CULTURALE DELLE CLASSI MANAGERIALI E A SCARSI PROGRAMMI INNOVATIVI NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE E NELLA SCUOLA SECONDARIA.

E’ IMPORTANTE COSTRUIRE LE INFRASTRUTTURE, MA E’ ANCHE IMPORTANTE, IN PARALLELO, EDUCARE LE AZIENDE AL LORO UTILIZZO PER IL GUADAGNO DI COMPETITIVITA’ A LIVELLO GLOBALE.

Web 2.0 PER IL BUSINESS

Al momento i “Social Networks” sono per lo più considerati sistemi di comunicazione e di relazione a livello personale; in massima parte utilizzati da giovani, quasi sempre a scopo ludico; alcuni pensano al Web sociale come una moda passeggera.

Se guardiamo però con più attenzione le possibili implicazioni per le aziende, appare che potremmo essere sull'orlo di un cambiamento epocale nel modo di interagire con imprese clienti, partner, fornitori, e anche con i dipendenti.

L’espansione è virale e incontrollabile, e la caratterizzazione sociale è quindi profonda: si sta creando una nuova generazione di persone socialmente sensibili e attive sul Web sociale che non viene, tra l’altro, definita e delimitata da età o cultura. Man mano che questa nuova generazione sociale crescerà, man mano aumenterà la sua influenza sia nel mondo del lavoro che in quello privato.

IL WEB SOCIALE SI AFFACCIA ALLE AZIENDE E AI CLIENTI: NASCE IL “SOCIAL NETWORK BUSINESS”Il web sociale ha molte delle stesse caratteristiche che aveva il vecchio negozio a conduzione familiare: si trattava allora di conoscere di persona la base di clienti, e di creare un’esperienza personale ogni volta che un cliente acquistava in quel negozio.
E questo è il vantaggio fondamentale che potrebbe portare il “Social Network business”: dà la possibilità di conoscere, uno ad uno i clienti e di interagire con essi per creare comunità, lealtà e fiducia.

WEB SOCIALE E GLOBALIZZAZIONE

A livello aziendale già stiamo vivendo una globalizzazione su tutto: dal sourcing (catena di approvvigionamento globale) alla distribuzione (base clienti a livello mondiale). Il web sociale è in grado di collegare in maniera istantanea e dinamica tutte queste realtà; in quella che già si definisce “COLLABORAZIONE” (Collaboration).
La tecnologià già aiuta con “sistemi di presenza”.

WEB SOCIALE E COMPETITIVITA’

Ieri un nuovo concorrente lo si vedeva apparire e crescere, ora potrebbe facilmente essere una società di sconosciuti residente dall’altra parte del mondo, e potrebbe apparire quasi istantaneamente sul nostro mercato d’elezione; senza preavviso.
Il vantaggio competitivo può derivare dalla connessione in tempo reale e dinamica con questo ambiente, che solo il Social Network può dare.

WEB SOCIALE E ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

L’impresa non diventa 2.0 per merito solo della tecnologia; ma deve attuare un cambiamento strategico, una trasformazione organizzativa, culturale e di processo, necessarie per applicare la tecnologia emergente dal web e trarre i migliori vantaggi da questa nuova economia connessa.

Il Web 2.0 legato al business deve essere accompagnato dallo studio degli elementi organizzativi, culturali e di processo. Deve essere in grado di apportare modifiche per migliorare l’efficienza aziendale in un mondo sempre più connesso.

WEB SOCIALE E MODELLI DI PROFITTO

PER I PROVIDER DI SERVIZI: Attualmente il web sociale viene in massima parte utilizzato in maniera quasi gratuita, pagando solo l’accesso (flat !) all’Internet provider. Le aziende che ne traggono profitto (Facebook, Twitter, ecc….) hanno questo profitto derivante in gran parte dalla pubblicità, e poco dai contenuti. Chi volesse entrare in questo mercato come provider deve fare i conti con :

1. I provider esistenti e globali
2. La possibile attrattiva per le aziende di una rete WEB 2.0 di qualità controllata, garantita da SLA (Service Level Agreement)
3. La possibilità che gli operatori di rete comincino a far pagare, oltre all’accesso, anche il volume di traffico messo in rete.

PER LE AZIENDE UTILIZZATRICI DI “WEB SOCIALI BUSINESS”

Chi desiderasse cominciare ad usare questi servizi dovrà tenere conto:

4. Dell’affidabilità del provider
5. Della necessità di cambiare modelli organizzativi
6. Della possibilità di risparmi incrociati (es. telelavoro)
7. Del richio di variazione prezzi del servizio a causa del punto 3. di cui sopra


IL FUTURO

Le applicazioni sono numerose:

8. Telelavoro e collaborazione
9. Anticipazione delle necessità della clientela
10. progettazione e R&D
11. CRM
12. Mobilità


WEB SOCIALE, CLOUD COMPUTING E NGN

Il Cloud Computing è sicuramente una architettura tecnologica abilitante per il Web Sociale. Non si esclude che i providers debbano avere una NGN per fornire questa tipologia di servizi

mercoledì 17 novembre 2010

MIA LETTERA A WIRED (PERCHE' NON C'E' LA LARGA BANDA)

MIA RISPOSTA A WIREDpubblicata da Achille De Tommaso il giorno mercoledì 17 novembre 2010 alle ore 16.27



nell'editoriale di novembre il direttore Luna fa delle affermazioni molto forti circa LA NECESSITA' DI UNA RETE A LARGA BANDA PERVASIVA IN ITALIA. Io sono d'accordo con l'obbiettivo, ma ho ritenuto precisare alcune cose; compreso il fatto che ANFoV, da anni, si batte per la costruzione della rete e per rimuovere gli ostacoli. alla sua costruzione; che non sono solo di carattere economico.

Tra l'altro, la scorsa settimana 7 operatori TLC hanno firmato un memorandum per costruire la rete anche in zone disagiate.



LETTERA A LUNA, DIRETTORE DI WIRED


Mi complimento per il suo editoriale su Wired di novembre. E' uno scritto pieno di coraggio, entusiasmo e frustrazione; che indirizza in maniera lancinante i problemi dell'innovazione nel nostro paese. Sono d'accordo con lei : "Sveglia Italia, Facciamoci La Rete" è un grido giusto e dobbiamo lavorare per avere la rete nel più breve tempo; mettendola tra le massime priorità del Governo. Sono con lei, e sicuramente sono con lei tutte le aziende di ANFoV che rappresento. Desidero però apportare una precisazione al suo scritto: I MAGGIORI OSTACOLI ALLA COSTRUZIONE DELLA RETE, A MIO PARERE, NON SONO, COME APPARE AFFERMARE IL SUO EDITORIALE, QUELLI DI CARATTERE ECONOMICO/FINANZIARIO, MA SONO IN REALTA' CAUSATI DALLA SCARSA CULTURA DEL PAESE E DALLA REGOLAMENTAZIONE SUI DIRITTI DI PASSAGGIO. E' vero infatti che siamo un paese a bassa efficienza produttiva perché usiamo meno tecnologie e innovazione degli altri paesi. Ma la tecnologia e l'innovazione non sono pervasive nel nostro paese non tanto perché non vi sono infrastrutture, MA PERCHE' LA DOMANDA E' SCARSA. Le ultime ricerche fatte da Assinform, Between, IDC e altri lo confermano. L'innovazione, soprattutto delle aziende di medie dimensioni, il nerbo del nostro paese, è vista come un costo, da tagliare, e non come opportunità per essere efficienti e competitivi. Dobbiamo lavorare profondamente su questo, e come ANFoV siamo impegnati: bisogna fare cultura. A cominciare dalle scuole e dalle università; ma bisogna parlare anche alle aziende. Altrimenti il rischio sarà di costruire infrastrutture che pochi useranno.

Vengo ai problemi della Regolamentazione sui diritti di passaggio. Le parlo come presidente di un'azienda multinazionale che avrebbe potuto investire in Italia il doppio di ciò che abbiamo investito; che ottenne le autorizzazioni di Licenza per cablare all'inizio del '98 e che per un anno fu bloccata dal Comune di Milano per motivi burocratici e anche perché dicevano che di fibra ce n'era fin troppa. E questo lo dicevano perché prestavano fede a guru che affermavano che la fibra esistente era piu' che sufficiente. E gli stessi guru poi, per anni hanno affermato che la banda larga portata con il rame sarebbe comunque stata sufficiente. Gli stessi guru che adesso affermano il contrario. E noi quindi, sospendemmo temporaneamente la cablatura in Italia e la continuammo in Spagna; paese, a quel tempo, più illuminato.Come ANFoV abbiamo pubblicato documenti in relazione non solo alla cablatura, ma anche alle Reti di Nuova Generazione (NGN); che evidenziano :a. come ci siano almeno una ventina di regolamentazioni comunali e nazionali da togliere e cambiare; b. come di fibra ne esista (presso i Comuni) già una grande quantità, ma che nessuno sa esattamente dove è stata stesa. 3. che esistono tecniche di scavo (il costo maggiore della stesura di una rete) avanzate che fanno costare la rete dalle 5 alle 10 volte meno che in passato. Queste tecniche non sono sempre accettate dai comuni. Concludo (e mi scuso per la lunghezza dello scritto): il problema dei fondi è importante e bisogna perseguirlo con la massima urgenza ed attenzione, ma è altresì importante indirizzare IN PARALLELO i temi della cultura dell'innovazione in azienda e quelli relativi alla Regolamentazione, soprattutto comunale.ANFoV è a sua disposizione per approfondimenti di qualsiasi tipo. la ringrazio per l'attenzione e la saluto cordialmente,



Achille De Tommaso

Presidente ANFoV

Presidente Colt Technologies

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