RETI DI NUOVA GENERAZIONE : IL RUOLO DELLO STATO E DELLA P.A.
LOCALE
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Le reti di nuova
generazione, e, in generale, le reti a larga banda, sono la via maestra per
consentire ad un Paese moderno di svilupparsi e competere nel mondo
globale. Il loro costo di costruzione è
impattato tra il 60% e l’80% dai costi di scavo, ma ci sono metodi moderni, ben
collaudati, per ridurre questi costi drasticamente.
L’ANFoV ha
prodotto un autorevole documento che analizza e propone soluzioni immediate.
Però, per rendere queste soluzioni immediate, bisogna cambiare le norme, ed è indispensabile,
allo scopo, la collaborazione delle autorità amministrative locali e del potere
politico in generale.
E ciò è
importante e urgente.
Il problema dell’economia italiana è rappresentato infatti,
fondamentalmente, dalla scarsa efficienza produttiva; e questa scarsa
efficienza non solo esiste a confronto di Cina e India; ma anche, e questo è
più grave, a confronto di Francia e Germania.
In assenza di rapidi correttivi, per l’Italia non sussiste
la possibilità di arrivare a quei progressi fondamentali che hanno portato
tutti i paesi che hanno investito in infrastrutture per telecomunicazioni a
veder comunque incrementato il loro PIL, anche in momenti di crisi economica. E
a riuscire quindi ad emergere velocemente anche da questa crisi.
Il continuo aumento del traffico sulle reti, l’espansione
del numero di utenti Internet, la crescente domanda di accesso a database
multimediali e l’enorme costo dei capitali, rendono indispensabile far evolvere
l’infrastruttura della rete di telecomunicazione utilizzando modelli “future
proof”, in grado di consentire l’utilizzo delle tecnologie più avanzate
salvaguardando gli investimenti già effettuati.
L’Italia purtroppo è ventiduesima nei paesi OECD per
diffusione di larga banda e diciassettesima in Europa. Tutti i maggiori
operatori che forniscono servizi di telecomunicazioni in Italia hanno già
avviato i loro programmi per la realizzazione di reti NGN, ma questi programmi,
al momento attuale, si concentrano soprattutto nel fornire servizi con accesso
in fibra ottica, solamente nei centri abitati maggiori. Il più grande ostacolo
all’estensione di questa rete è il costo.
E’ un dato di fatto che la costruzione di una rete FTTH
(Fiber to the home) comporti costi estremamente elevati, se realizzati secondo
metodologie tradizionali. Ossia posa dei cavi in fibra ottica con scavi tipicamente di profondità un metro.
Questa profondità è stata nel tempo normalizzata dai Servizi Civili dei Comuni
e dall’ANAS, come ottimale per garantire la protezione dei sottoservizi. E
questa normalizzazione è diventata una delle regole fondamentali per la posa di
queste reti, sia in ambito urbano che rurale.
Lo scavo di un metro è però costoso; non solo: impone una
opportuna cantierizzazione che, oltre ad essere pur’essa costosa per garantire
la sicurezza, causa ovvi e conosciuti disagi al traffico e all’ambiente.
Oggi esistono
però nuove tecniche che superano molti di questi problemi.
Queste tecniche sono, ad esempio, quelle relative a minicavi ottici. Il loro ridottissimo
diametro e peso ne permette la posa in tubazioni molto piccole, con tecniche
innovative come il soffiaggio con aria. Gli stessi cavi possono essere anche
utilizzati per la posa aerea, o fascettati a fune su pareti di edifici.
I vantaggi sono enormi, e vanno dalla sensibile riduzione
di costi al minimo impatto ambientale. La riduzione di CO2, usando queste
tecniche, può arrivare all’80-98%.
Ma vi sono altre tecniche, oltre a quelle dei minicavi, che
apportano benefici economici e ambientali; e queste sono, ad esempio, quelle di “scavo orizzontale” con l’ausilio
del georadar, le tecniche aeree e
quelle in reticoli idrici.
Ebbene, perché
queste tecniche non vengono utilizzate in maniera estesa ?
Il problema è rappresentato dal Quadro Normativo non più adeguato al nuovo scenario, che
interferisce e, spesso, blocca l’uso di tecnologie più moderne.
ANFoV ha prodotto un importante documento sul tema.
L’aspetto più rilevante è che questo documento è stato realizzato dalle
maggiori aziende che hanno portato la fibra, la Rete, nei nostri edifici, nelle
nostre case.
In questo documento sono confluite l’esperienza e la
professionalità di operatori e costruttori come BT Enia, Colt Telecom, Fastweb,
Iatt, Sirti, Telecom Italia, Valtellina. Tutte aziende socie di ANFoV, tutte
aziende che hanno collaborato per mesi ad un tavolo rigorosamente tecnico per
definire lo status-quo in Italia e nel mondo, elencare e definire le tecnologie
più importanti e le normative da modificare.
Corredo
imprescindibile agli aspetti tecnologici è infatti l’adeguamento normativo necessario a facilitare l’impiego di queste moderne
tecnologie e semplificare, nel rispetto della qualità e della sicurezza, sia la
relazione tra le PA locali e gli operatori, che tra questi ultimi e gli
amministratori degli edifici. Al fine di permettere, tramite una chiarezza
delle regole, la fluidificazione delle attività di stesura della rete e la
riduzione dei costi.
E, come scrivevo sopra, questo adeguamento normativo è
urgente per permettere al sistema Italia di diventare competitivo. E’ infatti
incontestabile che l’Italia si colloca stabilmente agli ultimi posti delle
classifiche che confrontano i livelli di penetrazione e di efficacia dei servizi pubblici su web nei paesi
occidentali e, più in generale, per l’apporto che l’ICT fornisce al
miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Una delle ragioni che contribuiscono a questo risultato è
la difficoltà, condivisa dai diversi governi che si sono succeduti in questi
anni, di costruire politiche di sviluppo della tecnologia e delle
infrastrutture di rete coerenti con l’evoluzione della domanda di servizi pubblici su web.
D’altra parte, i mutamenti negli assetti istituzionali e il
decentramento delle competenze e delle responsabilità che hanno investito le
P.A., a partire dagli inizi degli anni ’90, hanno attribuito ai Comuni alti
livelli di responsabilità nei processi di sviluppo dei territori, ma non hanno
fatto emergere alcuna autentica sfida idonea ad ottenere un’autotrasformazione
della strategia normativa, capace di accompagnare il processo di
modernizzazione, semplificazione ed economicizzazione indotto dall’industria delle
telecomunicazioni e più in generale dall’ICT.
Le tecniche e le
procedure per l’installazione di reti di nuova generazione che oggigiorno evocano
uno scenario di vantaggi di cui tutti – cittadini, enti pubblici e imprese –
potrebbero approfittare, abbisognano di una trasformazione del quadro normativo
vigente per adeguarlo concretamente alle esigenze di sviluppo sopra ricordate.
Nella legge 112/2008 ed in quella più recente – la 69/2009,
rilasciata dal parlamento il 26 maggio scorso - si colgono principi informatori
di carattere generale che vanno nella direzione anzidetta.
Ma occorre che tali provvedimenti siano accompagnati da
iniziative innovative di natura normativa da parte di chi, nello scenario di
sviluppo sopra ricordato, è chiamato ad assumere un ruolo cruciale.
Ed infatti è proprio la P.A., in modo particolare quella
periferica o altrimenti detta “locale”, che dove porsi come elemento induttore
delle strategie di implementazione della banda larga, non soltanto al fine di
portare sul web molti più servizi e renderli fruibili ai propri cittadini ed
alle aziende operanti sul proprio territorio con velocità ed efficacia adeguate
(non è alieno a tale strategia l’obiettivo di produrre in tal modo una attrattiva
per l’insediamento sul proprio territorio di ulteriori realtà economiche e
produttive), ma diventare essa stessa fornitrice di un’ampia e integrata rete
di servizi, al passo coi tempi e con le necessità di modernizzazione e di
sviluppo di tutto il territorio nazionale.