giovedì 29 novembre 2012

PROGETTO PHOENIX - Connect Italy NOW !



PROGETTO PHOENIX

www.aquariuslogica.it

Connect Italy , now !


 

Il PROGETTO PHOENIX si propone di abbattere il Digital Divide, in maniera completa e rapida, su tutto il territorio italiano, per mezzo delle più avanzate e rivoluzionarie tecnologie satellitari, basate su satelliti KASAT, in banda KA.

Esse infatti danno oggi la possibilità di portare 20 Mbps su tutto il territorio, in maniera pressochè immediata e con investimenti risibili. I nuovi satelliti hanno potenza 80 volte superiore a quelli tradizionali, e ciò permette loro di dare servizi di altissima qualità, superiore a quello dei sistemi wireless tradizionali e con costi e prestazioni paragonabili a quelli terrestri.

Il Digital Divide reale italiano è superiore a quello affermato; infatti, a fronte di  dichiarazioni ufficiali di penetrazione lorda del 96%, analisi di dettaglio (*) mostrano che la copertura netta di servizi che consentono prestazioni di almeno 2Mbps si riduce all’89%. Il quadro poi però peggiora sensibilmente se consideriamo i collegamenti con velocità superiori a 2Mbps: solo il 59% della popolazione può accedere a servizi da 8 Mbps in su, e solo il 15% a servizi ad almeno 20 Mbps. Achille De Tommaso, promotore dell’iniziativa, afferma : “Questa non disponibilità di connessioni avanzate penalizza sempre di più le aziende e l’intera economia nazionale. Inoltre, i piani per la stesura di fibra, quand’anche finalizzati, richiederanno anni per essere messi in posa; concentrandosi comunque sui primi 10-20 centri abitati. Come del resto le tecnologie 4G/LTE, che qualora risolvessero il problema di interferenza con la DTV, verrebbero dapprima rese disponibili nei grandi centri.

Il Progetto PHOENIX si rivolge inizialmente alle aziende, anche piccole, che sono “sottoservite” o in “digital divide” OVUNQUE ESSE SI TROVINO IN ITALIA;  e porta loro, tramite operatori specializzati, servizi di collegamento ad internet di alta qualità a costi contenuti.

Il Progetto PHOENIX è una iniziativa di Aquarius Logica e di Satellite RG2, utilizza il satellite Eutelsat Kasat, operato da Skylogic S.p.A.

 

Per informazioni


 

(*) Libro Bianco “Le Nuove Frontiere della Larga Banda Satellitare”

 

RETI DI NUOVA GENERAZIONE : IL RUOLO DELLO STATO E DELLA P.A. LOCALE


RETI DI NUOVA GENERAZIONE : IL RUOLO DELLO STATO E DELLA P.A. LOCALE

 

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Le reti di nuova generazione, e, in generale, le reti a larga banda, sono la via maestra per consentire ad un Paese moderno di svilupparsi e competere nel mondo globale.  Il loro costo di costruzione  è impattato tra il 60% e l’80% dai costi di scavo, ma ci sono metodi moderni, ben collaudati, per ridurre questi costi drasticamente.

L’ANFoV ha prodotto un autorevole documento che analizza e propone soluzioni immediate. Però, per rendere queste soluzioni immediate, bisogna cambiare le norme, ed è indispensabile, allo scopo, la collaborazione delle autorità amministrative locali e del potere politico in generale.

 

E ciò è importante e urgente.

 

Il problema dell’economia italiana è rappresentato infatti, fondamentalmente, dalla scarsa efficienza produttiva; e questa scarsa efficienza non solo esiste a confronto di Cina e India; ma anche, e questo è più grave, a confronto di Francia e Germania.

 

In assenza di rapidi correttivi, per l’Italia non sussiste la possibilità di arrivare a quei progressi fondamentali che hanno portato tutti i paesi che hanno investito in infrastrutture per telecomunicazioni a veder comunque incrementato il loro PIL, anche in momenti di crisi economica. E a riuscire quindi ad emergere velocemente anche da questa crisi.

 

Il continuo aumento del traffico sulle reti, l’espansione del numero di utenti Internet, la crescente domanda di accesso a database multimediali e l’enorme costo dei capitali, rendono indispensabile far evolvere l’infrastruttura della rete di telecomunicazione utilizzando modelli “future proof”, in grado di consentire l’utilizzo delle tecnologie più avanzate salvaguardando gli investimenti già effettuati.

 

L’Italia purtroppo è ventiduesima nei paesi OECD per diffusione di larga banda e diciassettesima in Europa. Tutti i maggiori operatori che forniscono servizi di telecomunicazioni in Italia hanno già avviato i loro programmi per la realizzazione di reti NGN, ma questi programmi, al momento attuale, si concentrano soprattutto nel fornire servizi con accesso in fibra ottica, solamente nei centri abitati maggiori. Il più grande ostacolo all’estensione di questa rete è il costo.

 

E’ un dato di fatto che la costruzione di una rete FTTH (Fiber to the home) comporti costi estremamente elevati, se realizzati secondo metodologie tradizionali. Ossia posa dei cavi in fibra ottica con  scavi tipicamente di profondità un metro. Questa profondità è stata nel tempo normalizzata dai Servizi Civili dei Comuni e dall’ANAS, come ottimale per garantire la protezione dei sottoservizi. E questa normalizzazione è diventata una delle regole fondamentali per la posa di queste reti, sia in ambito urbano che rurale.

Lo scavo di un metro è però costoso; non solo: impone una opportuna cantierizzazione che, oltre ad essere pur’essa costosa per garantire la sicurezza, causa ovvi e conosciuti disagi al traffico e all’ambiente.

 

Oggi esistono però nuove tecniche che superano molti di questi problemi.

Queste tecniche sono, ad esempio, quelle relative a minicavi ottici. Il loro ridottissimo diametro e peso ne permette la posa in tubazioni molto piccole, con tecniche innovative come il soffiaggio con aria. Gli stessi cavi possono essere anche utilizzati per la posa aerea, o fascettati a fune su pareti di edifici.

 

I vantaggi sono enormi, e vanno dalla sensibile riduzione di costi al minimo impatto ambientale. La riduzione di CO2, usando queste tecniche, può arrivare all’80-98%.

 

Ma vi sono altre tecniche, oltre a quelle dei minicavi, che apportano benefici economici e ambientali; e queste sono, ad esempio,  quelle di “scavo orizzontale” con l’ausilio del georadar, le tecniche aeree e quelle in reticoli idrici.

 

Ebbene, perché queste tecniche non vengono utilizzate in maniera estesa ?

Il problema è rappresentato dal Quadro Normativo non più adeguato al nuovo scenario, che interferisce e, spesso, blocca l’uso di tecnologie più moderne.

 

ANFoV ha prodotto un importante documento sul tema. L’aspetto più rilevante è che questo documento è stato realizzato dalle maggiori aziende che hanno portato la fibra, la Rete, nei nostri edifici, nelle nostre case.

In questo documento sono confluite l’esperienza e la professionalità di operatori e costruttori come BT Enia, Colt Telecom, Fastweb, Iatt, Sirti, Telecom Italia, Valtellina. Tutte aziende socie di ANFoV, tutte aziende che hanno collaborato per mesi ad un tavolo rigorosamente tecnico per definire lo status-quo in Italia e nel mondo, elencare e definire le tecnologie più importanti e le normative da modificare.

 

 

Corredo imprescindibile agli aspetti tecnologici è infatti l’adeguamento normativo necessario a facilitare l’impiego di queste moderne tecnologie e semplificare, nel rispetto della qualità e della sicurezza, sia la relazione tra le PA locali e gli operatori, che tra questi ultimi e gli amministratori degli edifici. Al fine di permettere, tramite una chiarezza delle regole, la fluidificazione delle attività di stesura della rete e la riduzione dei costi.

 

E, come scrivevo sopra, questo adeguamento normativo è urgente per permettere al sistema Italia di diventare competitivo. E’ infatti incontestabile che l’Italia si colloca stabilmente agli ultimi posti delle classifiche che confrontano i livelli di penetrazione e di efficacia dei servizi pubblici su web nei paesi occidentali e, più in generale, per l’apporto che l’ICT fornisce al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Una delle ragioni che contribuiscono a questo risultato è la difficoltà, condivisa dai diversi governi che si sono succeduti in questi anni, di costruire politiche di sviluppo della tecnologia e delle infrastrutture di rete coerenti con l’evoluzione della domanda di servizi pubblici su web.

 

D’altra parte, i mutamenti negli assetti istituzionali e il decentramento delle competenze e delle responsabilità che hanno investito le P.A., a partire dagli inizi degli anni ’90, hanno attribuito ai Comuni alti livelli di responsabilità nei processi di sviluppo dei territori, ma non hanno fatto emergere alcuna autentica sfida idonea ad ottenere un’autotrasformazione della strategia normativa, capace di accompagnare il processo di modernizzazione, semplificazione ed economicizzazione indotto dall’industria delle telecomunicazioni e più in generale dall’ICT.

 

Le tecniche e le procedure per l’installazione di reti di nuova generazione che oggigiorno evocano uno scenario di vantaggi di cui tutti – cittadini, enti pubblici e imprese – potrebbero approfittare, abbisognano di una trasformazione del quadro normativo vigente per adeguarlo concretamente alle esigenze di sviluppo sopra ricordate.

 

Nella legge 112/2008 ed in quella più recente – la 69/2009, rilasciata dal parlamento il 26 maggio scorso - si colgono principi informatori di carattere generale che vanno nella direzione anzidetta.

Ma occorre che tali provvedimenti siano accompagnati da iniziative innovative di natura normativa da parte di chi, nello scenario di sviluppo sopra ricordato, è chiamato ad assumere un ruolo cruciale.

 

Ed infatti è proprio la P.A., in modo particolare quella periferica o altrimenti detta “locale”, che dove porsi come elemento induttore delle strategie di implementazione della banda larga, non soltanto al fine di portare sul web molti più servizi e renderli fruibili ai propri cittadini ed alle aziende operanti sul proprio territorio con velocità ed efficacia adeguate (non è alieno a tale strategia l’obiettivo di produrre in tal modo una attrattiva per l’insediamento sul proprio territorio di ulteriori realtà economiche e produttive), ma diventare essa stessa fornitrice di un’ampia e integrata rete di servizi, al passo coi tempi e con le necessità di modernizzazione e di sviluppo di tutto il territorio nazionale.

QUI IN ITALIA CI SIAMO PERSI QUALCOSA.


SE L’UNIONE EUROPEA, LA GLOBALIZZAZIONE, LA DIFFUSIONE DELLA TECNOLOGIA E L’EURO SONO GIOCHI IN CUI, COME DICE ADAM SMITH,  TUTTI VINCONO ,  VUOL DIRE CHE QUI IN ITALIA DI QUESTI PROCESSI CI SIAMO PERSI QUALCOSA.


LA GLOBALIZZAZIONE SEMBRA AVER RESO PRECOCEMENTE OBSOLETO IL MODELLO DEL MADE IN ITALY RENDENDOCI PiU’ DIFFICILE FARE PROFITTI NON SOLO CON SCARPE E CRAVATTE, MA ANCHE CON MACCHINE UTENSILI, CON I MOBILI, CON IL TURISMO.


NELLO STESSO TEMPO LA GLOBALIZZAZIONE HA ANCHE IMPIETOSAMENTE MESSO A NUDO LA CARENZA DI INFRASTRUTTURE  E DI SKILLS CHE CONSENTIREBBERO ALL’ITALIA DI FARE UN SALTO DI QUALITA’ E DI COMPETERE NEI SETTORI DELL’HI-TECH.


DA QUI E NON  DALLA CONTRAFFAZIONE DEL MADE IN ITALY PROVENGONO I BASSI SALARI ITALIANI. E QUELLO CHE PUO’ SORPRENDERE  E’ CHE, ANCHE IN PRESENZA DI QUESTI BASSI SALARI, LE IMPRESE SI LAMENTINO SEMPRE IN OCCASIONE DEL RINNOVO DEI CONTRATTI.


IL PROBLEMA E CHE NON SOLO NON SIAMO COMPETITIVI NEI CONFRONTI DEI PAESI EMERGENTI, MA ANCHE NEI CONFRONTI DI FRANCIA E GERMANIA.

LA MINOR COMPETITIVITA’ E’ DATA DALLA MINORE PRODUTTIVITA’, CHE, AD ESEMPIO, NEL CASO DELLA PRODUTTIVITA’ MANUFATTURIERA, VA DAI 48000 EURO PER ADDETTO IN ITALIA, AI 65000 EURO CIRCA DI FRANCIA E GERMANIA.


PER AUMENTARE I SALARI, QUINDI, NON BASTA TAGLIARE LE TASSE SUL LAVORO, MA BISOGNA MIGLIORARE LA PRODUTTIVITà PER ADDETTO.


E POI, L’OBBIETTIVO DI UNA DRASTICA RIDUZIONE DELLE IMPOSTE SUL LAVORO PUO’ ESSERE REALIZZATO SOLO AL PREZZO DI   RIDIMENSIONARE IL SISTEMA PENSIONISTICO PUBBLICO E LE ALTRE VOCI CONNESSE ALLO STATO SOCIALE; UN COMPITO CHE HA AFFOSSATO LA MAGGIOR PARTE DEI GOVERNI, PER I FORTI ASPETTI DI INIQUITA’.


PER QUESTO OCCORRONO QUEGLI INVESTIMENTI PRODUTTIVI IN INFRASTRUTTURE UMANE E FISICHE  CHE, NEI DECENNI PASSATI LA NOSTRA CLASSE DIRIGENTE E POLITICA NON E’ RIUSCITA A GARANTIRE.


STRUTTURE UMANE: DOBBIAMO DIMENTICARE CHE I PAESI “LOW COST” SIANO TERZO MONDO. QUESTI PAESI  SONO ORMAI IN GRADO DI SFORNARE  PIU’ INGEGNERI E LAUREATI DI QUANTI NE PRODUCA TUTTA L’EUROPA. LA CINA, AD ESEMPIO, LAUREA OGNI ANNO QUASI UN MILIONE DI STUDENTI IN INGEGNERIA E SCIENZE, E LA SUA COMPETITIVITA’  QUINDI , SI BASERA’ SEMPRE MENO SUL BASSO COSTO DEL LAVORO.


NEL 2007 LA REPUBBLICA POPOLARE HA SORPASSATO IL GIAPPONE PER IL VOLUME DI INVESTIMENTI IN RICERCA E SVILUPPO (140 MILIARDI DI DOLLARI -  DATI OCSE); ED E’ SECONDA, DIETRO GLI STATI UNITI.


CINA ED INDIA HANNO DA TEMPO MESSO L’UNIVERSITA’ E LA SCUOLA AL CENTRO DELLE LORO STRATEGIE DI SVILUPPO.


STRUTTURE FISICHE: IL MERCATO DELLE TELECOMUNICAZIONI MONDIALI VIVE UN MOMENTO DIFFICILE, NON RIUSCIAMO PIU’ A REGISTRARE QUELL’INCREMENTO SIGNIFICATIVO DEL NOSTRO SVILUPPO CHE AVEVAMO RISCONTRATO NEGLI ANNI SCORSI. INOLTRE, E SOPRATTUTTO IN ITALIA, NON RIUSCIAMO A VEDERE UNA ADEGUATA EVOLUZIONE DELLA LARGA BANDA; PRINCIPALMENTE A CAUSA DELLA MANCANZA DI INFRASTRUTTURE FISICHE


IN ASSENZA DI RAPIDI CORRETTIVI, PER L’ITALIA  NON SUSSISTE LA POSSIBILITA’ DI ARRIVARE A QUEI PROGRESSI FONDAMENTALI CHE HANNO PORTATO TUTTI I PAESI CHE HANNO INVESTITO IN INFRASTRUTTURE PER TELECOMUNICAZIONI, A VEDER COMUNQUE INCREMENTATO IL LORO PIL, ANCHE IN MOMENTI DI CRISI ECONOMICA.


UN BUON ESEMPIO DA STUDIARE E’ IL GIAPPONE, COL SUO PROGRAMMA “UBIQUITOUS JAPAN”: QUESTO PIANO PREVEDERE CHE  TUTTI I CITTADINI DEL GIAPPONE, ENTRO IL 2012 ABBIANO LA LARGA BANDA A 100 MEGA.( I GIAPPONESI HANNO ANCHE LANCIATO, TRA L’ALTRO UN COMPLETO PIANO DI SCOLARIZZAZIONE INFORMATICA DI TUTTI I CITTADINI).


MA VENIAMO ALLO SPECIFICO:


IL CONTINUO AUMENTO DEL TRAFFICO SULLE RETI, L’ESPANSIONE DEL NUMERO DI UTENTI INTERNET, LA CRESCENTE DOMANDA DI ACCESSO A DATABASE MULTIMEDIALI RENDONO INDISPENSABILE FARE EVOLVERE L’INFRASTRUTTURA DELLA RETE DI TELECOMUNICAZIONE UTILIZZANDO MODELLI “FUTURE PROOF”. IN GRADO DI CONSENTIRE L’UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE PIU’ AVANZATE SALVAGUARDANDO GLI INVESTIMENTI GIA’ EFFETTUATI.


LE RETI DI NUOVA GENERAZIONE SONO LA TECNOLOGIA ABILITANTE DELL’ERA IMMEDIATAMENTE A NOI FUTURA. RIDUCONO I COSTI E ABILITANO NUOVI SERVIZI E NUOVI MODELLI DI BUSINESS IN REGIME COMPETITIVO.


LE  CHIAVI PER LA CRESCITA  SONO QUINDI  DATE  DALLA MAGGIOR PRODUTTIVITA’ OTTENUTA DALL’UTILIZZO A LIVELLO NAZIONALE DI SISTEMI E RETI INNOVATIVE E QUINDI DALLA DIMINUZIONE , O ANNULLAMENTO DEL COSIDDETTO DEL DIGITAL DIVIDE.


LA REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO DI QUESTA PORTATA E’ POSSIBILE SOLO CON UNA FORTE ALLEANZA TRA IL MONDO PRIVATO E QUELLO PUBBLICO .


INFATTI  IL MONDO PUBBLICO DOVRA’ ASSICURARE, OLTRE AL RUOLO ISTITUZIONALE E AL GOVERNO DEL PROGETTO, ANCHE LE RISORSE FINANZIARIE PER LA REALIZZAZIONE DEI RETI DI NUOVA GENERAZIONE NELLE AREE A BASSO TASSO DI MERCATO. OLTRE ALLO SVILUPPO DI INFRASTRUTTURE E SERVIZI PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.


IL MONDO PUBBLICO DEVE INFATTI FACILITARE  GLI INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE, FORNENDO INNANIZTUTTO SICUREZZA NORMATIVA E REGOLATORIA AGLI INVESTITORI.


E SOTTO QUESTO ASPETTO LE AUTORITA’ LOCALI DEVONO ASSOLUTAMMENTE RICONOSCERE LO SFORZO FINANZIARIO CHE GLI  OPERATORI, ANCHE I PIU’ PICCOLI SI ACCOLLANO E SI ACCOLLERANNO NELLO SVILUPPARE RETI DI NUOVA GENERAZIONE; ED IL CONSIDEREVOLE RISCHIO D’IMPRESA ASSOCIATO.


LE AUTORITA’ LOCALI DEVONO COLLABORARE CON GLI OPERATORI PER INDIVIDUARE LE INFRASTRUTTURE ESISTENTI E GIA’ UTILIZZABILI. E PER QUELLE NUOVE DEFINIRE RAPIDAMENTE NORME TECNICHE CHE SIANO VALIDE IN TUTTO IL PAESE E NON DIVERSE REGIONE PER REGIONE, PROVINCIA PER PROVINCIA, COMUNE PER COMUNE.


SULLE NUOVE RETI SI GIOCA LA FUTURA COMPETITIVITA’ DEL PAESE.


NEGLI ULTIMI MESI SI E’ REALIZZATA UNA POSITIVA PRESA DI COSCIENZA DELL’IMPORTANZA VITALE DI QUESTO TEMA A TUTTI I LIVELLI, POLITICO, REGOLATORIO E DI MERCATO. E SI E’ INSTAURATO UN CLIMA POSITIVO DI COESIONE E DI VOLONTA’ DI AGIRE.


OCCORRE ORA PASSARE DALLE INTENZIONI AI FATTI CONCRETI.

lunedì 26 novembre 2012

QUAL E' IL FUTURO DEGLI OPERATORI DI TELECOMUNICAZIONI ?

QUAL E' IL FUTURO DEGLI OPERATORI DI TELECOMUNICAZIONI ?


Quasi 20 anni fa,  Nicholas Negroponte - fondatore del Media Lab fece scalpore con il suo libro “Being Digital”, in cui dichiarò che in futuro, tutto che può essere digitale, lo sarà.

Era il 1995, e penso che possiamo tranquillamente dire che Negroponte aveva ragione.

Mentre i libri digitali, musica, programmi TV e film sono entrati per ovvio diritto in questo ambito, stiamo ora assistendo anche a molti altri pezzi del puzzle digitale, forse inaspettati per la rapidità del loro ingresso, entrare in posizione. Quello che è interessante è che questi pezzi di puzzle, sono molto aggressivi non solo verso l’industria “tradizionale” delle telecomunicazioni; ma anche tra di essi stessi, OTT, o "nuovi entranti" che siano.

Google ha cambiato pelle;  nel corso degli anni si è trasformata, è cresciuta. Ha appena compiuto i suoi primi 14 anni (a Settembre nel 2012) ma è tutt’altro che un adolescente. E ha le ‘mani’ in pasta in tutti i gangli vitali del Web: ora Google oltre ad essere il primo motore di ricerca (almeno nel mondo occidentale), vanta ricavi per 20,8 miliardi di dollari nell’advertising, offre servizi Web 2.0 di ogni tipo, è attivo nei social network, fa produrre smartphone e tablet con il marchio Nexus e il suo sistema operativo è già il numero uno nel mondo degli smartphone. La webmail Gmail, è passata in prima posizione per numero di utenti, superando Hotmail ( da poco Outlook.com) di Microsoft e Yahoo!Mail : a fine ottobre Gmail contava 287,9 milioni di utenti attivi su scala mondiale. E' dell'ultim'ora la notizia che Google stan considerando l'acquisizione di una rete mobile. Possiamo sicuramente definire Google un Operatore di Telecomunicazioni.

Le nuove e rinnovate soluzioni annunciate da Cisco sono andate a toccare tutta l’offerta di collaboration: da Telepresence alla comunicazione unificata (UC) fino a WebEx  per la collaborazione online. I trend che fanno da scenario di fondo agli annunci sono ben chiari: BYOD, mobile computing e cloud computing

Tanti altri confronti sarebbero possibili. Il mercato che si sposta dal mercato PC a quello mobile, come ha messo in guardia Intel, così deve suonare come un campanello di allarme per Microsoft. Immaginate se Google arrivasse a sviluppare non solo un OS come quello sui Chromebook, ma proprio un OS alternativo anche per i pc (come al momento ha solo Apple), magari open, e una suite perfettamente in grado di competere con office… E’ uno scenario al momento non realistico, ma suggestivo.

E non solo: le industrie della sanità, della finanza, automobilistiche, e di molto altro, stanno abbracciando servizi digitali, e  non credo ci sia un limite a ciò che possa  essere digitalizzato in futuro.

Quindi questo muoversi verso i servizi digitali non è come le altre precedenti rivoluzioni che l’industria ha dovuto affrontare. E 'un cambio totale di paradigma che nel giro da cinque a 10 anni porterà il settore delle comunicazioni (e telecomunicazioni…) ad essere completamente diverso da  come lo pensiamo oggi.

Naturalmente, ci saranno ancora players che offriranno servizi di telecomunicazioni, ma non mi aspetto che noi tutti possiamo, in coscienza,  pensare che potremo più parlare di una INDUSTRIA DELLE (TELE)COMUNICAZIONI.

Al contrario, molto probabilmente, le telecomunicazioni saranno incluse solo come uno dei tanti servizi digitali all'interno di un'economia digitale più ampia, con tutte le tipologie di aziende pensabili, che offriranno servizi che oggi non possiamo nemmeno immaginare.

Ed è buffo pensare come i "Servizi a Valore Aggiunto", tanto inseguiti, come un miraggio, da tutti gli operatori di telecomunicazione, per anni, per cercare di far meglio quadrare il loro bilancio, siano ora diventati una realtà; che genera profitti. Ma non per gli Operatori di Telecomunicazioni.

Quindi, in questo coraggioso nuovo mondo digitale, che cosa facciamo? Come fornitori di servizi, come possiamo cambiare il nostro  modo di lavorare ? E come dovranno strutturarsi i produttori di hardware per avere successo in futuro?

Come sempre, la strada per il successo è quella di essere bravi in ciò che è importante. Per continuare ad avere un posto nel nuovo settore dei nuovi  servizi digitali, i fornitori di servizi dovranno dimostrare competenza elevata in una serie di settori chiave; e, se non ce l'hanno, dovranno aquisirla mediante alleanze o fusioni.
Ma non basta: il problema fondamentale per un operatore di telecomunicazioni è la rete, la sua rete; l'unica cosa per cui ancora (ma forse ancora per poco) si differenzia verso gli OTT, o i nuovi entranti. Ma ha senso per un operatore di telecomunicazioni aver ancora la "propria rete" ? Con tutto ciò che comportano gli investimenti per l'aggiornamento ed il mantenimento della sua sicurezza ? Ma se abdica anche dall'aver la propria rete, cosa gli resta, visto che i servizi, ormai, li fanno altri ?
E' ormai tempo, per gli operatori, di "fare il punto", e di studiare metodologie di sviluppo del proprio business che possano differenziarli dai "nuovi entranti"; senza demonizzarli, ma diventandone partner. Curando ad esempio la qualità del servizio e segmentandola per settore industriale e/o per dimensione aziendale. Rendendo, ancora ad esempio, una qualsiasi applicazione, indipendente dalla tipologia di accesso e dal terminale. Assistendo il cliente ad avere la migliore copertura di rete dovunque egli sia, usando una commistione, oggi possibile, di varie tecnologie, fisse e wireless.
Bisogna creare nuovi modelli di business; in molti casi le telecomunicazioni sono diventate una "commodity", ma spesso le vendiamo ancora come un "prodotto di elite"

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