Quasi 20 anni fa, Nicholas Negroponte - fondatore del Media Lab
fece scalpore con il suo libro “Being Digital”, in cui dichiarò che in futuro,
tutto che può essere digitale, lo sarà.
Era il 1995, e penso che possiamo tranquillamente dire che Negroponte aveva ragione.
Era il 1995, e penso che possiamo tranquillamente dire che Negroponte aveva ragione.
Mentre i libri digitali, musica, programmi TV e film sono entrati per ovvio diritto in questo ambito, stiamo ora assistendo anche a molti altri pezzi del puzzle digitale, forse inaspettati per la rapidità del loro ingresso, entrare in posizione. Quello che è interessante è che questi pezzi di puzzle, sono molto aggressivi non solo verso l’industria “tradizionale” delle telecomunicazioni; ma anche tra di essi stessi, OTT, o "nuovi entranti" che siano.
Google
ha cambiato pelle; nel corso degli anni
si è trasformata, è cresciuta. Ha appena compiuto i suoi primi
14 anni (a Settembre nel 2012) ma è tutt’altro
che un adolescente. E ha le ‘mani’ in pasta in tutti i gangli vitali del Web: ora Google
oltre ad essere il primo motore di ricerca (almeno nel mondo occidentale),
vanta ricavi per 20,8 miliardi di dollari nell’advertising,
offre servizi Web 2.0 di ogni tipo, è attivo nei social
network, fa produrre smartphone e tablet con il marchio Nexus e il suo sistema operativo è già il
numero uno nel mondo degli smartphone. La webmail Gmail, è
passata in prima posizione per numero di utenti, superando Hotmail (
da poco Outlook.com) di Microsoft e Yahoo!Mail : a fine
ottobre Gmail contava 287,9 milioni di utenti attivi su scala mondiale.
E' dell'ultim'ora la notizia che Google stan considerando l'acquisizione di una rete mobile. Possiamo sicuramente definire Google un Operatore di Telecomunicazioni.
Le
nuove e rinnovate soluzioni annunciate da Cisco sono andate a
toccare tutta l’offerta di collaboration: da Telepresence alla
comunicazione unificata (UC) fino a WebEx per la collaborazione online. I trend che fanno
da scenario di fondo agli annunci sono ben chiari: BYOD, mobile
computing e cloud computing
Tanti
altri confronti sarebbero possibili. Il mercato che si sposta dal mercato PC a
quello mobile, come ha messo in guardia Intel,
così deve suonare come un campanello di allarme per Microsoft.
Immaginate se Google arrivasse a sviluppare non solo un OS
come quello sui Chromebook, ma proprio un OS alternativo anche
per i pc (come al momento ha solo Apple), magari open, e una suite
perfettamente in grado di competere con office… E’ uno scenario al momento non
realistico, ma suggestivo.
E
non solo: le industrie della sanità, della finanza, automobilistiche, e di
molto altro, stanno abbracciando servizi digitali, e non credo ci sia un limite a ciò che possa essere digitalizzato in futuro.
Quindi questo muoversi verso i servizi digitali non è come le altre precedenti rivoluzioni che l’industria ha dovuto affrontare. E 'un cambio totale di paradigma che nel giro da cinque a 10 anni porterà il settore delle comunicazioni (e telecomunicazioni…) ad essere completamente diverso da come lo pensiamo oggi.
Naturalmente, ci saranno ancora players che offriranno servizi di telecomunicazioni, ma non mi aspetto che noi tutti possiamo, in coscienza, pensare che potremo più parlare di una INDUSTRIA DELLE (TELE)COMUNICAZIONI.
Quindi questo muoversi verso i servizi digitali non è come le altre precedenti rivoluzioni che l’industria ha dovuto affrontare. E 'un cambio totale di paradigma che nel giro da cinque a 10 anni porterà il settore delle comunicazioni (e telecomunicazioni…) ad essere completamente diverso da come lo pensiamo oggi.
Naturalmente, ci saranno ancora players che offriranno servizi di telecomunicazioni, ma non mi aspetto che noi tutti possiamo, in coscienza, pensare che potremo più parlare di una INDUSTRIA DELLE (TELE)COMUNICAZIONI.
Al
contrario, molto probabilmente, le telecomunicazioni saranno incluse solo come
uno dei tanti servizi digitali all'interno di un'economia digitale più ampia,
con tutte le tipologie di aziende pensabili, che offriranno servizi che oggi
non possiamo nemmeno immaginare.
Ed è buffo pensare come i "Servizi a Valore Aggiunto", tanto inseguiti, come un miraggio, da tutti gli operatori di telecomunicazione, per anni, per cercare di far meglio quadrare il loro bilancio, siano ora diventati una realtà; che genera profitti. Ma non per gli Operatori di Telecomunicazioni.
Quindi, in questo coraggioso nuovo mondo digitale, che cosa facciamo? Come fornitori di servizi, come possiamo cambiare il nostro modo di lavorare ? E come dovranno strutturarsi i produttori di hardware per avere successo in futuro?
Come sempre, la strada per il successo è quella di essere bravi in ciò che è importante. Per continuare ad avere un posto nel nuovo settore dei nuovi servizi digitali, i fornitori di servizi dovranno dimostrare competenza elevata in una serie di settori chiave; e, se non ce l'hanno, dovranno aquisirla mediante alleanze o fusioni.
Ma non basta: il problema fondamentale per un operatore di telecomunicazioni è la rete, la sua rete; l'unica cosa per cui ancora (ma forse ancora per poco) si differenzia verso gli OTT, o i nuovi entranti. Ma ha senso per un operatore di telecomunicazioni aver ancora la "propria rete" ? Con tutto ciò che comportano gli investimenti per l'aggiornamento ed il mantenimento della sua sicurezza ? Ma se abdica anche dall'aver la propria rete, cosa gli resta, visto che i servizi, ormai, li fanno altri ?
E' ormai tempo, per gli operatori, di "fare il punto", e di studiare metodologie di sviluppo del proprio business che possano differenziarli dai "nuovi entranti"; senza demonizzarli, ma diventandone partner. Curando ad esempio la qualità del servizio e segmentandola per settore industriale e/o per dimensione aziendale. Rendendo, ancora ad esempio, una qualsiasi applicazione, indipendente dalla tipologia di accesso e dal terminale. Assistendo il cliente ad avere la migliore copertura di rete dovunque egli sia, usando una commistione, oggi possibile, di varie tecnologie, fisse e wireless.
Bisogna creare nuovi modelli di business; in molti casi le telecomunicazioni sono diventate una "commodity", ma spesso le vendiamo ancora come un "prodotto di elite"
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