Se chiedi a un giornalista americano se è schierato a destra o sinistra (*) probabilmente ti dirà che cerca di “stare nel mezzo”. Che si sforza di essere "giusto", oppure "centrista".
Ma questo, alla luce di alcuni studi, sembra non essere vero. E il profondo pregiudizio ideologico verso sinistra dei Big Media degli USA è il motivo principale per cui, secondo alcuni, l'America ora sembra satura di "notizie false". Ma, peggio, sembra addirittura che i giornalisti, assillati dalla propria ideologia, non siano più in grado di riconoscere il proprio pregiudizio. Che però è riconosciuto dai lettori.
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In questo scritto desidero sottolineare anche un fatto che, a mio parere, dovrebbe essere ancor più sorprendente: LA STAMPA FINANZIARIA (USA) E’ DI SINISTRA. E dico che ritengo questo fatto ancor più sorprendente perché nell’immaginario collettivo storico la finanza andava a braccetto col capitalismo; e pertanto era sempre stata di destra. Fino a pochi anni fa i giornalisti finanziari mainstream avevano infatti la reputazione di essere i più inclini alla destra e orientati al libero mercato.
Se questo sia mai stato vero in passato, sicuramente non lo è oggi, come suggeriscono recenti studi.
I ricercatori della Arizona State University e della Texas A&M University, a fine 2018, hanno interrogato 462 giornalisti finanziari in tutto il paese ; e hanno eseguito poi 18 interviste aggiuntive di approfondimento (1). I giornalisti intervistati lavorano per il Wall Street Journal, il New York Times, il Washington Post, l'Associated Press e numerosi altri giornali.
“Conservatori” nei media: in via di estinzione
I risultati sono che il 58,47% ammette di essere a sinistra (liberal); il 4,4% a destra (conservative); mentre un altro 37,12% afferma di essere "moderato".
E dov’è quindi finito il mitico giornalista finanziario "conservatore"? Solo lo 0,46% dei giornalisti finanziari si è definito "molto conservatore", mentre solo il 3,94% ha dichiarato di essere "piuttosto conservatore". Per un totale, appunto, del 4,4%. C’è quindi il rapporto di 13 "liberal" per ogni "conservatore".
Sotto un certo punto di vista questo è un fatto singolare e preoccupante. Infatti siamo abituati al fatto che la stampa ordinaria, tutta, sia polarizzata politicamente in un senso o nell’altro e ormai non ce ne preoccupiamo molto: molti sono in grado di discriminare usando una molteplicità di media, Internet compreso, e usando la propria testa. Ma quando si tratta di stampa finanziaria il discorso è diverso; perché tratta di economia e di investimenti, che sono temi altamente tecnici e non alla portata di tutti; anche delle persone più colte, che si affidano loro stesse, quasi sempre, a consulenti.
Questo è un enorme problema per i media - forse più grande di quanto se ne rendano conto. Un sondaggio di Rasmussen Reports alla fine di ottobre 2018 (2) ha rilevato che il 45% di tutti i probabili elettori alle elezioni di medio termine credeva "che quando la maggior parte dei giornalisti scrive di una “corsa” al Congresso, stanno cercando di aiutare il candidato democratico".
Solo l'11% ha affermato che i media avrebbero cercato di aiutare il repubblicano. E solo il 35% ha dichiarato di ritenere che i giornalisti semplicemente cerchino di riferire le notizie in modo imparziale.
Rasmussen osserva che questo "aiuta a spiegare perché gli elettori democratici siano molto più grandi fan della copertura mediatica delle notizie elettorali" rispetto ad altri. La considerano infatti favorevole al loro successo.
Ma gli elettori non sono stupidi
Ciò non impedirebbe però alle persone di vedere la realtà. Un sondaggio post-elettorale su 1.000 elettori di McLaughlin & Associates (3), infatti, ha rilevato che "una forte pluralità (48%) degli intervistati ritiene che la copertura mediatica sia stata ingiusta e distorta" contro il presidente Trump. Persino il 16% dei democratici era d'accordo con questa affermazione.
Si pensava, dicono gli americani, che era assodato ed accettato, da tempo, che giornalisti e scrittori di “area culturale” condividessero tutti una comune inclinazione intellettuale e quindi avessero maggiori probabilità di essere inclini a sinistra rispetto ad altri giornalisti. Ma questi recenti studi dimostrano che non è vero. La contaminazione del pregiudizio politico ora influenza tutto il giornalismo.
Ma l’orientamento dei media USA non sempre è stato così
Non è stato sempre così. Uno studio a lungo termine sulle tendenze e gli atteggiamenti dei giornalisti, "The American Journalist in the Digital Age" (4), mostra che la tendenza al liberalismo è andata avanti per anni nel giornalismo. Nel 1971, i repubblicani costituivano il 25,7% di tutti i giornalisti. I democratici erano il 35,5% e gli indipendenti il 32,5%. Circa il 6,3% delle risposte era "altro".
Entro il 2014, l'anno dell'ultimo sondaggio, la percentuale di giornalisti che si identificava come repubblicano si era ridotta al 7,1%, con un calo di 18,6 punti percentuali. Dall'aumentare della parità con i giornalisti repubblicani negli anni '70, oggi i democratici superano i repubblicani di quattro a uno.
Nel frattempo la percentuale di giornalisti che si definiscono "indipendenti" è salita al 50,2%. Nel caso in cui, però, si pensi che il segmento crescente di Indipendenti si qualifichi come "il centro", bisogna forse ripensarci. Indagini ripetute mostrano che gli indipendenti sono generalmente orientati a centrosinistra nelle questioni sociali, ma centristi quando trattano di questioni fiscali e di governance aziendale. Quindi si dovrebbero forse caratterizzare come di "sinistra moderata".
Il lettore se ne sta andando via?
Sembra che ci siano cattive notizie per i giornalisti e cattive notizie per il giornalismo USA. Perché mentre gli americani continuano il loro percorso di crescente sfiducia nei media tradizionali, iniziano a cercare alternative. Troveranno forse nuove e più affidabili fonti di notizie? Forse, non lo sappiamo ancora; ma è tempo che il mainstream giornalistico affronti questo problema. La negazione compiaciuta non è più un'opzione.
E l’Italia?
Ho desiderato, in questo scritto, parlare degli USA perché ivi il numero dei media è elevatissimo, e ragionare sui grandi numeri può aiutare a decodificare certi aspetti dei media italiani. Non approfondirò quindi, qui, il tema italiano, lasciando al paziente lettore alcuni link (5)(6) e anche il (7), dove vengono sottolineati alcuni aspetti culturali dei lettori e di declino della stampa in Italia.
Mi piace però ragionare un attimo sull’eventuale orientamento politico della stampa finanziaria italiana. Sappiamo tutti dei bombardamenti giornalieri che hanno coinvolto, nei mesi e negli anni passati, il discorso sul deficit italiano, sullo spread, sulle procedure di infrazione, eccetera. E sappiamo anche che il mondo finanziario (quello degli investimenti istituzionali) non viaggia solo sui fondamentali economici, ma molto sul “sentiment” influenzato anche dai media. Ebbene, per ben due volte, nella storia recente, con la bolla internet e con la crisi dei subprime, il “sentiment” finanziario (non basato su fondamentali) ha causato disastri economici; innescando una grande recessione (da molti considerata la peggior crisi economica dai tempi della grande depressione). E i media finanziari hanno ovviamente una grossa responsabilità della generazione di questo “sentiment”; ad esempio con le loro previsioni. Se i “sentiment finanziari” fossero pilotati da ideologie politiche potrebbero alterare non solo il corso dell’economia, ma, assieme ad esso, anche la nostra vita sociale.
(*) perdonatemi se, per capirci, uso ancora questi termini che ad alcuni possono apparire obsoleti. Nel prosieguo ne userò di più moderni, come “liberal”, “progressive”, “conservative”, “conservatori”. Ammesso che significhino qualcosa di diverso…
- https://www.dailywire.com/news/38302/462-financial-journalists-were-asked-their-ashe-schow
- http://www.rasmussenreports.com/public_content/politics/general_politics/october_2018/voters_think_reporters_trying_to_help_democrats_in_midterm_elections
- https://mclaughlinonline.com/2019/08/13/newsmax-article-majority-says-trump-still-needed-to-bring-change-but-media-bias-persists/
- http://archive.news.indiana.edu/releases/iu/2014/05/2013-american-journalist-key-findings.pdf
- https://www.ilfoglio.it/cultura/2016/11/09/news/la-stampa-e-molto-piu-a-sinistra-dei-cittadini-in-usa-come-in-italia-106462/
- https://books.google.it/books?id=ay_OYSC1X2EC&pg=PA234&lpg=PA234&dq=%E2%80%9CThe+ideological+proximity+between+citizens+and+journalists+and+its+consequences%E2%80%9D&source=bl&ots=YeZa7psbxC&sig=ACfU3U0aFHqKLUrxDGM9fmpRModKwWbr-A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjW_ZHnrMPkAhUNGuwKHSTVB6cQ6AEwAnoECAgQAQ#v=onepage&q=%E2%80%9CThe%20ideological%20proximity%20between%20citizens%20and%20journalists%20and%20its%20consequences%E2%80%9D&f=false
- http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/crisi-credibilita-stampa-mainstream-categorie-ideologiche-giornalista-collettivo/
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