venerdì 11 marzo 2011

UNA SOLUZIONE PER CONTRIBUIRE AD ABBATTERE IL DIGITAL DIVIDE

L’ULL è una valida e immediata soluzione per il digital divide, ma deve essere affrontato e realizzato con metodologie moderne.

Vediamo innanzitutto il problema del DSL:
Con copertura ADSL in Italia si intende la possibilità di collegamento a Internet ad alta velocità mediante la tecnologia ADSL.
Il segnale che arriva alla centrale non giunge però in tutti i borghi, frazioni, etc. del comune “coperto”; arriva solo a una certa distanza dalla centrale che non coincide mai né col confine del comune né col raggio d'azione di una centrale vicina. Per cui quando un comune è coperto non vuol dire necessariamente che sono coperti tutti i suoi abitanti.
Teoricamente la velocità di trasmissione decresce linearmente con la distanza dalla centrale per effetto della diminuzione del SNR a causa dell'attenuazione del segnale utile nel canale: al raddoppiare della distanza dallo stadio di linea (SL), la velocità disponibile si dimezza. Nella realtà accade che il segnale decade (perde qualità) ancora più rapidamente a causa anche delle interferenze dei cavi vicini (near-end crosstalk o diafonia) nell'ultimo miglio (problema dell'ultimo miglio).
Tenuto conto che quasi sempre un comune corrisponde ad una centrale, servirebbe che la popolazione abitasse all'interno di un cerchio di raggio pari a 7 km per definirsi ancora banda larga..
Inoltre, la disponibilità di ADSL richiede l'installazione di vari apparati (es. DSLAM) e la rimozione di altri che sono invece di impedimento, posti vent'anni fa quando la tecnologia era già commercializzata all'estero, mentre lo è da soli 10 anni in Italia. A questi apparati si aggiunge la necessità della fibra ottica a partire dalla prima centrale (Stadio di Linea) fino alla centrale Telecom (Stadio di Gruppo) per raccogliere su di sé tutte le bande larghe dei doppini dei vari utenti.
A questi vincoli tecnici, uguali per tutti gli operatori, se ne aggiunge uno di natura economica che dipende dalle scelte commerciali dell'operatore ISP e richiede un minimo di utenze collegabili in centrale per coprire almeno i costi di investimento iniziale dell'opera. Nel caso di Telecom tale vincolo sulla densità abitativa è più stringente e prevale sul primo vincolo tecnico. Infatti vengono coperti prima i comuni con una densità di popolazione maggiore rispetto a quelli con densità minore.
Molte centrali telefoniche non dispongono quindi di collegamento ADSL a causa di apparati quali MUX ed UCR, posti dalla vecchia SIP vent'anni fa, e che dovrebbero essere rimossi a favore dei DSLAM, oppure per la mancanza di un collegamento in fibra ottica ad una centrale vicina all'interno di una rete di centrali collegati in fibra fino al centro Telecom più vicino.
Queste ad oggi rappresentano le principali cause del cosiddetto digital divide, che rendono difficile l'ammodernamento della rete di telecomunicazioni esistente e la necessità di bypassarla con una rete nuova .
L’ULL
Sebbene in Italia i cavi telefonici siano per la maggior parte di proprietà di un singolo operatore telefonico (Telecom Italia Rete), essi possono essere utilizzati per fornire servizi anche da altri operatori, dietro pagamento, da parte dell'operatore, di una quota di nolo per i cavi stessi.
Quando si effettua l'ULL, i cavi presi in "affitto" vengono disconnessi dalle centrali telefoniche dell'operatore proprietario e connessi a quelle del nuovo operatore, che diventa in tutto e per tutto responsabile per i servizi di telefonia resi al cliente.
Una possibile soluzione al Digital Divide, quindi, è quella di fornire servizi “scollegando” i cavi di Telecom Italia e farseli assegnare, da TI, secondo un contratto ULL, in quelle centrali dove TI non desidera fare gli investimenti su DSLAM piu’ moderni; collocando i propri apparati in affitto presso la stessa centrale di TI. Collegare quindi un moderno DSLAM e fornire il servizio. In questo modo tutti gli abitanti di un comune che posseggono un collegamento telefonico fisso, possono aver accesso a servizi a larga banda.
L’ovvia domanda e’: ma è conveniente per un operatore (o un Comune) che desideri fare l’investimento ? La risposta oggi è affermativa e si dimostra che chi desideri fare gli investimenti relativi (in verità molto bassi) può avere margini che variano da 180 €/mese per una media azienda, a 600 €/mese per una grande azienda.
Oltre a ciò, si dà una accelerata all’abbattimento del Digital Divide: anche se non tutti i comuni sono “papabili” per questa evoluzione, lo sono una gran parte di quelli che non hanno accesso a banda larga. Unico rischio è la mancanza in loco di una “sala Telecom” o che sia inadeguata; ma ciò è rarissimo.

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