La musica è strutturale, matematica e architettonica. Si basa sulle relazioni tra una nota e l'altra. Potresti non esserne consapevole, ma il tuo cervello deve fare molti calcoli per darle un senso. Ci sono poche cose che stimolano il cervello come fa la musica. Se vuoi mantenere il tuo cervello impegnato durante il processo di invecchiamento (e magari rallentarlo), ascoltare o suonare musica è un ottimo strumento. Fornisce un allenamento cerebrale totale.
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Metti in moto la tua
creatività.
Ascolta ciò che ascoltano i tuoi
figli o nipoti, suggeriscono gli esperti. Spesso continuiamo ad ascoltare le
stesse canzoni e lo stesso genere musicale che ascoltavamo durante la nostra
adolescenza, e generalmente evitiamo di ascoltare qualcosa che non sia di
quell'epoca. Invece la nuova musica sfida il cervello in un modo che la vecchia
musica non fa. All'inizio potrebbe non sembrare piacevole, ma quella non
familiarità costringe il cervello a lottare per comprendere i nuovi suoni. I
nuovi ritmi. Ascoltando musica di tipo nuovo ci farebbe trovare ad amarla, dopo
non averla capita o rigettata. Qualcuno di voi, ascoltando il jazz la prima
volta ha pensato che fosse solo una ammucchiata di suoni cacofonici e stonati?
Qualcuno di voi ha considerato stonate le note “diminuite”? Qualcuno di voi,
ascoltandole la prima volta, ha pensato che le canzoni di Battisti fossero
stonate o “sbagliate”, con cambiamenti di ritmo non canonici?
Richiama un ricordo di molto tempo
fa.
Ascolta, ovviamente, anche musica
che ti è familiare, specialmente se proviene dallo stesso periodo di tempo in
cui eri giovane. Ascoltare i Beatles potrebbe riportarti (se hai la mia età…)
al primo momento in cui hai posato gli occhi sul tuo coniuge, per esempio; o
alle “festine”, rigorosamente di pomeriggio e col grammofono Lesa.
Ascolta il tuo corpo.
Presta attenzione a come reagisci
alle diverse forme di musica e scegli il tipo che funziona per te. Ciò che
aiuta una persona a concentrarsi potrebbe distrarre qualcun altro; e ciò che
aiuta una persona a rilassarsi potrebbe far innervosire un'altra persona.
MA LA MUSICA NON È SOLO
DIVERTIMENTO: PUÒ ANCHE GUARIRE!
Lo ricordate? Mentre il COVID-19
si è diffuso insidiosamente in tutto il mondo, le persone hanno cercato
conforto nella musica. Hanno cantato dai loro balconi, eseguito concerti e
creato melodie sia sciocche che serie. In tanti abbiamo usato la musica come un
modo per connetterci, consolare e sollevare lo spirito durante questi tempi
inquietanti.
La musica cura? Sicuramente cura
la nostra psiche; e, tra i vari studiosi che studiano il fenomeno di
interazione musica-cervello, ci sono David
Silbersweig, primario e presidente del Dipartimento di Psichiatria del
Brigham and Women's Hospital (BWH); professore
di Psichiatria presso la Harvard Medical School, e Nikki Haddad, professoressa
di psichiatria al BWH e presso la Warren Alpert Medical School della Brown
University.
Silbersweig e Haddad sono
entrambi musicisti (lui suona il trombone, la batteria e la chitarra, lei canta
e suona la chitarra); e hanno ricerche di lunga data su come la musica ecciti
il cervello e su come possa essere usata per migliorare la salute. Tra gli
altri progetti, stanno collaborando con la facoltà del Berklee Music and
Health Institute di Boston per studiare il ruolo della musica nel
supportare gli operatori di terapia intensiva nella lotta contro il COVID-19.
Nel suo laboratorio del BWH,
Silbersweig utilizza la tecnologia di imaging per scrutare (in modo non
invasivo) all'interno del cervello degli individui, e osservare come i loro
circuiti neurali si attivino in tempo reale. I suoi pazienti includono anche
sopravvissuti a ictus e tumori, che hanno sviluppato condizioni particolari legate
alla musica, a causa di danni al loro tessuto cerebrale. Ad esempio, i pazienti
con amusia sensoriale perdono la capacità di percepire o rispondere alla
musica, e quelli con allucinosi musicale percepiscono invece la musica
anche quando non è in riproduzione. Col loro lavoro cercano approfondimenti su
come i nostri cervelli elaborino musica e ritmi.
La musica attiva diverse parti
del cervello
Il processo attraverso il quale
siamo in grado di percepire una serie di suoni come musica è incredibilmente
complesso, spiega Silbersweig in un articolo del 2018 sugli effetti
neurobiologici della musica sul cervello. Inizia con le onde sonore che entrano
nell'orecchio, colpiscono il timpano e provocano vibrazioni che vengono
convertite in segnali elettrici. Questi segnali viaggiano attraverso i nervi
sensoriali fino al tronco encefalico, la stazione di trasmissione dei messaggi
del cervello per le informazioni uditive. Quindi si disperdono per attivare le
cortecce uditive e molte altre parti del cervello. È interessante notare che
diverse parti del cervello vengono attivate a seconda del tipo di musica, ad
esempio quella melodica o da discoteca, e anche in modo diverso a seconda se
stiamo ascoltando, suonando, imparando, o componendo musica.
Secondo Silbersweig la musica può
alterare la struttura e la funzione del cervello, sia dopo un'esposizione
immediata che una ripetuta. Ad esempio, è stato dimostrato che l'allenamento
musicale nel tempo aumenta la connettività di alcune regioni del cervello.
"Se suoni uno strumento come il violino", afferma, "le
aree del tuo cervello associate alle frequenze del violino sono più stimolate e
le connessioni sinaptiche sono più ricche".
Il potere curativo della
musica
Questi cambiamenti nei circuiti
cerebrali e nella connettività suggeriscono opportunità per attivare
determinate regioni e per promuovere la guarigione, afferma Silbersweig. Lui e
Haddad, tra l’altro, utilizzano una ricerca cerebrale d’avanguardia per
sviluppare ancor di più, ciò che è già noto sul potere terapeutico della musica,
per i pazienti con demenza, depressione e altre condizioni neurologiche.
La coppia nota, ad esempio, che suonare una marcia o un altro brano ritmico per
le persone con malattia di Parkinson stimola gli stessi circuiti
cerebrali che le fanno muovere fisicamente. Allo stesso modo, le persone con
perdita della memoria a breve termine, dovuta al morbo di Alzheimer, spesso
riconoscono canzoni familiari come "Happy Birthday" perché
"quella memoria è codificata nella memoria a lungo termine del loro cervello",
osserva Haddad.
Haddad esemplifica: "Ho
visto casi di pazienti sedati, sdraiati, con gli occhi chiusi, incapaci di
comunicare. E quando suoni una canzone che riconoscono dalla loro giovinezza, i
loro occhi si illuminano. Sono seduti e sorridono. È semplicemente incredibile”.
Come la musica attiva aree
cerebrali “in concerto”
Secondo David Silbersweig potremmo
non rendercene conto quando ascoltiamo una nostra melodia preferita, ma la
musica attiva molte parti diverse del nostro cervello. Queste includono:
·
Il lobo temporale, compresi i giri temporali
specifici (rigonfiamenti sul lato della superficie rugosa del cervello) che
aiutano a elaborare il tono musicale.
·
Il cervelletto, che aiuta a elaborare e regolare
il ritmo, i tempi e il movimento fisico.
·
L'amigdala e l'ippocampo, che svolgono un ruolo
nelle emozioni e nei ricordi.
Dal 2006, due altri professori
dell'UCF, il neuroscienziato Kiminobu Sugaya e la violinista di fama
mondiale Ayako Yonetani, tengono uno dei corsi più popolari del Burnett
Honors College. Il corso si titola "Music and the Brain", ed
esplora il modo in cui la musica influisce sulla funzione cerebrale e sul
comportamento umano, anche riducendo lo stress, il dolore e i sintomi della
depressione, nonché migliorando le capacità cognitive e motorie,
l'apprendimento spazio-temporale e la neurogenesi, che è la capacità del
cervello di produrre neuroni. Tra le varie cose, Sugaya e Yonetani insegnano
come anche le persone con malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e il
Parkinson rispondano positivamente alla musica. Queste risultanze possono
essere viste con rilevamenti da risonanza magnetica, dove "molte parti
diverse del cervello si illuminano".
QUAL È LA MUSICA MIGLIORE?
Per un po' di tempo i ricercatori
hanno creduto che la musica classica aumentasse l'attività cerebrale, e
rendesse i suoi ascoltatori più intelligenti; un fenomeno chiamato effetto
Mozart. Ma, a quanto pare, che si tratti di rock 'n' roll, jazz, hip-hop o
classica, la tua materia grigia preferisce semplicemente “la musica che fai
tu”. "Dipende dal background personale", afferma Yonetani:
studi recenti hanno scoperto che le persone affette da demenza, semplicemente,
rispondono meglio alla musica con cui sono cresciute.
USALO O PERDILO
Siamo tutti nati con più neuroni
di quanti ne abbiamo realmente bisogno. In genere all'età di 8 anni, il nostro
cervello esegue una importante “pulizia” di neuroni, rimuovendo tutti i neuroni
non usati, e quindi percepiti come non necessari, motivo per cui è più facile
insegnare la lingua e la musica ai bambini più piccoli. "Se impari la
musica da bambino, il tuo cervello diventa progettato per la musica", afferma
addirittura Sugaya.
UCCELLI CANORI STAGIONALI
Sugaya ha anche condotto studi neurologici
sugli uccelli canori. La sua ricerca ha scoperto che "i canarini
smettono di cantare ogni autunno, quando muoiono le cellule cerebrali
responsabili della generazione delle canzoni dei cinguettii".
Tuttavia, i neuroni ricrescono durante i mesi invernali e gli uccelli imparano
di nuovo i loro canti in primavera. Lo prende come un segno che "la
musica può aumentare la neurogenesi nel cervello".
RIFERIMENTI:
John Hopckins Medicine
Harward Medical Scool - Music and
the Brain
UCF – University of Central
Florida
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