La prospettiva delle privatizzazioni in Italia fu discussa sullo Yacht Britannia di proprietà della corona del Regno Unito, che il 2 giugno 1992 era ormeggiato al porto di Civitavecchia, in attesa di imbarcare ospiti importanti per una piccola crociera verso l’isola del Giglio.
Che cosa accadde quel giorno a bordo del Britannia?
Semplice: manager ed economisti italiani discussero con i banchieri britannici
della prospettiva delle privatizzazioni in Italia. Vi fu anche Mario Draghi,
allora direttore generale del Tesoro nel governo di Giuliano Amato.
Draghi introdusse i lavori del seminario, con una relazione sulle intenzioni
del governo italiano. L’evento fu organizzato da una società inglese denominata
«British Invisibles», appartenente alla Banca d’Inghilterra.
«Invisibili», nel linguaggio economico-finanziario, sono le transazioni di beni
immateriali, come la vendita di servizi finanziari. Negli anni in cui fu
governata dalla signora Thatcher, la Gran Bretagna privatizzò molte imprese, e sviluppò
la componente finanziaria della sua economia, acquisendo competenze (e
interessi economici) nel settore delle acquisizioni e delle fusioni. Queste
competenze venivano anche offerte a mo’ di consulenza ai paesi intenzionati a
privatizzare. «British Invisibles» oggi
si chiama International Financial Services e raggruppa circa 150 aziende del
settore.
Ovviamente questa “consulenza” comprendeva anche
l’acquisizione di quote delle aziende privatizzate.
Nel periodo compreso dal 1992 al 2001 molte aziende italiane
furono privatizzate, tra le quali l'ENI, di cui Goldman Sachs acquisì l'intero
patrimonio immobiliare, e quelle controllate dall'IRI, tra cui la SME
(agroalimentare). Nel 1993 infatti avvenne la privatizzazione del gruppo SME,
con una quota del 64%. Nel luglio 1993, con la prima tranche della
privatizzazione, relativa al settore surgelati e a quello dolciario del gruppo
SME, il gruppo svizzero Nestlé acquisì i marchi Motta, Alemagna, La
Cremeria, Antica Gelateria del Corso, Maxicono, Surgela, Marefresco, La Valle
degli Orti, Voglia di pizza, Oggi in Tavola.
Non c’è privatizzazione italiana degli anni seguenti in cui
la finanza anglo-americana non abbia svolto un ruolo importante. Vediamone
alcune:
Le Telecomunicazioni. La strategia di privatizzazione
di Telecom era stata concepita dal presidente dell'IRI, Prodi, come
modello per tutte le altre, perciò definita anche la "madre di tutte le
privatizzazioni" italiane. Nel 1994 venne creata Telecom Italia dalla
fusione delle cinque aziende operanti sul mercato telefonico (SIP, Iritel,
Italcable, Telespazio e SIRMI). Nel 1999 avvenne la scalata da parte della
cordata di Colaninno, supportata da banche internazionali, che ottiene
il controllo del 51.02% dell'azienda; scalata non ostacolata dal governo in
carica, D'Alema I; la grande massa di debiti creati dai soggetti
acquisitori venne poi scaricata bellamente sul soggetto acquisito, finendo per
comprometterne l'equilibrio di bilancio e la redditività di Telecom: dopo quasi
tre decenni permane un grande indebitamento a fronte del dimezzamento delle
dimensioni del gruppo. Nel 2001 venne effettuata una seconda acquisizione da
parte della Pirelli di Tronchetti Provera. Rimane il fatto che già a
partire dalla prima scalata venne compromessa la governabilità del gruppo
Telecom e la strategia industriale di lungo periodo; che, fino a quel momento,
possedeva aspetti di eccellenza tecnologica e finanziaria riconosciuta a
livello internazionale. Per inciso, questa scalata vide, in qualche modo, la
fine della Olivetti come leader del settore informatico: a febbraio 1999,
infatti, Olivetti attraverso la controllata Tecnost, lanciò una offerta
pubblica d'acquisto e scambio su Telecom Italia, riuscendo a ottenere, come
scritto sopra, nel giugno dello stesso anno il controllo della società, con la
suddetta quota del 51,02%. A giugno 2002 Olivetti S.p.A. incorporò Telecom
Italia S.p.A., mutando però denominazione in Telecom Italia S.p.A. La
continuità del nome Olivetti, si disse, veniva assicurata da Olivetti Tecnost
(100% Telecom Italia) che poi diventerà semplicemente Olivetti e si occuperà di
stampanti.
Le Autostrade. Autostrade per l'Italia S.p.A. (Aspi)
è una società nata originariamente come società di proprietà pubblica facente
capo all'IRI, ma privatizzata nel 1999. È il ministro dei Lavori Pubblici
dell’allora governo Prodi I, Paolo Costa, a spianare la strada per la
privatizzazione della rete autostradale, che avrà il suo momento clou con
l’accordo dorato del 1999 siglato dai Benetton.
Dopo essere stata per ventidue anni una società privata, controllata da
una holding della famiglia Benetton, nel maggio 2021 (a seguito del
crollo del ponte Morandi) è ritornata pubblica. Motivo: i grandi utili di
Autostrade sono stati fatti, a parere dello Stato, con una continua escalation
dei pedaggi, contro una diminuzione dei lavori di ammodernamento della rete e delle
manutenzioni. Oggi fa parte di Holding Reti Autostradali S.p.A., che fa
riferimento a Cassa depositi e prestiti (51,0%), Blackstone Infrastructure
Partners (24,5%) e Macquarie Asset Management (24,5%).
Molto interessante. Soprattutto al giorno d’oggi, la
privatizzazione delle “utilities”. La liberalizzazione del mercato
dell'energia elettrica si realizzò in Italia per effetto del decreto
legislativo del 16 marzo 1999 n. 79, noto come decreto Bersani (da Pier
Luigi Bersani, all'epoca ministro dell'Industria). La liberalizzazione del mercato
del gas si realizzò per effetto del decreto legislativo del 23 maggio 2000
n. 164; noto come decreto Letta (da Enrico Letta, all'epoca ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato). Come affermò la Corte dei
Conti: ”dopo la privatizzazione le ex aziende pubbliche aumentarono la
capacità di generare profitti; ma fu, ed è tuttora, un effetto legato più agli
aumenti delle tariffe, le più alte in Europa, che non al recupero di
efficienza. A questo aumento, inoltre, non ha fatto seguito alcun progetto di
investimento volto a migliorare i servizi offerti.”
Più secco è invece, da parte della Corte dei Conti, il
giudizio sulle procedure attuate per privatizzare elettricità e gas; che «evidenzia
una serie di importanti criticità, che vanno dall'elevato livello dei costi
sostenuti e dal loro incerto monitoraggio, alla scarsa trasparenza connaturata
ad alcune delle procedure utilizzate in una serie di operazioni, dalla scarsa
chiarezza del quadro della ripartizione delle responsabilità fra amministrazione,
contractors ed organismi di consulenza al non sempre immediato impiego dei
proventi nella riduzione del debito.»
PS: Ho
evidenziato in grassetto, i nomi di
alcuni dei politici coinvolti. Sicuramente a questo “affaire” hanno contribuito
anche politici di destra; ma quelli di sinistra hanno fatto man bassa…
***
RIFERIMENTI
https://www.questionegiustizia.it/articolo/il-d-d-l-2021-sulla-concorrenza-una-privatizzazione-annunciata
https://www.corriere.it/romano/09-06-16/01.spm
https://www.ilgiornale.it/news/corte-dei-conti-svela-lato-oscuro-delle-privatizzazioni.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Autostrade_per_l%27Italia#:~:text=Autostrade%20per%20l%27Italia%20S.p.A.,nella%20forma%20attuale%20nel%202003.
https://www.lanotiziagiornale.it/i-regalini-di-benetton-e-gavio-alle-fondazioni-dei-potenti-di-turno-da-aspen-a-open-magna-carta-italiadecide-quanti-contributi-per-tenersi-buono-il-sistema/
https://www.ilblogdellestelle.it/2019/12/autostradestory-puntata-3-i-signori-del-casello-coperti-doro-da-una-politica-prona.html
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