NUCLEARE: LA DIPENDENZA
AMERICANA ED EUROPEA DALLA RUSSIA DI CUI NESSUNO PARLA.
“Ignorare il
commercio nucleare lascia un buco nelle sanzioni dell'UE
così grande che
potresti attraversarlo con un carro armato.”
(Ariadna Rodrigo,
attivista per la finanza sostenibile dell'UE presso Greenpeace,)
dopo quasi un anno di guerra e
otto tornate di sanzioni, l'industria nucleare è uno dei pochi settori non
interessati dalle restrizioni.
°°°
Oltre a gas e petrolio, Mosca è
anche un attore chiave nel settore atomico, risparmiato dalle sanzioni
occidentali, con grande rammarico degli ucraini.
La guerra in Ucraina, provocando
una crisi energetica di dimensioni senza precedenti, ha messo in luce i legami
dei paesi europei con il settore russo degli idrocarburi. Ma un'altra
dipendenza è stata finora poco accennata: nell'Est dell'Unione Europea,
infatti, alcuni stati si affidano all'industria nucleare russa per far
funzionare le loro centrali elettriche e produrre fino alla metà
dell'elettricità di cui hanno bisogno.
Non deve essere infatti
sottovalutato il peso della Russia nell'industria nucleare internazionale: dei
440 reattori in funzione nel mondo, 80 sono di progettazione russa. Negli
ultimi decenni, la Russia ha esportato più unità di qualsiasi altro player.
L'UE ha 18 delle circa 100 unità operative, soprattutto nei paesi dell'ex
blocco sovietico. In Bulgaria, ad esempio, i due reattori russi forniscono un
terzo dell'elettricità del Paese. Nella Repubblica Ceca, le 6 unità sono
responsabili di quasi il 37% della produzione, mentre in Ungheria i 4 reattori
ne producono quasi la metà.
La competitività commerciale
La Russia è considerata il leader
mondiale per quanto riguarda l'esportazione dello sviluppo di centrali
nucleari. Tra il 2012 e il 2021 Rosatom ha avviato la costruzione di 19
reattori nucleari; 15 di questi sono stati avviati all'estero.
Ci sono almeno 50 paesi al mondo
che hanno rapporti commerciali con la Russia riguardo il nucleare:
Secondo il World Nuclear
Industry Status Report, dei 53 reattori in costruzione a metà del 2022, 20
sono stati costruiti dal gruppo russo Rosatom, 17 dei quali fuori dalla Russia.
Rosatom è stato creato ufficialmente nel 2007 riunendo le attività nucleari del
settore pubblico e privato; ed è coinvolto in quasi tutti i paesi con attività
nucleari. Con più di 300 aziende, 275.000 dipendenti e partnership commerciali
firmate con più di 50 paesi, l'Agenzia Federale per l'Energia Atomica Rosatom è
un colosso. Quest’azienda persegue strategie commerciali particolarmente attive,
proponendosi di consegnare impianti "chiavi in mano", finanziamento
compreso. La Russia, quindi, oggi, costruisce, mantiene e fornisce competenze
tecniche e combustibile, ma si offre anche di assumere il costo finanziario
delle nuove installazioni; anche per operazioni considerate rischiose. Uno di
questi contratti, per quattro reattori stimati in circa 20 miliardi di dollari,
è stato firmato nel 2010 con la Turchia, che da decenni tentava invano di
lanciare un programma nucleare.
Secondo Mark Hibbs, esperto di
politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace, di
Washington, I russi, in questo settore, sono ipercompetitivi; nessuno nell'OECD
si ritiene possa competere oggi con le condizioni che offre la Russia.
La competitività nell’uranio
I paesi dell'UE hanno pagato
circa 210 milioni di euro per le importazioni di uranio grezzo dalla Russia nel
2021 e altri 245 milioni di euro dal Kazakistan, dove l'estrazione dell'uranio
è controllata dalla società statale russa Rosatom.
L'anno scorso le importazioni di
uranio grezzo dalla Russia dell'UE sono state di 2358 tonnellate, quasi il 20%
di tutte le importazioni dell'UE.
Per quanto riguarda l'uranio
naturale, secondo l'agenzia europea Euratom, la Russia è stata il terzo fornitore
dell'UE nel 2021 con una quota di mercato del 20%. E’ vero che il Kazakistan è
il secondo maggior fornitore della UE, ma gran parte dell'uranio estratto in
questo paese, che non ha sbocco sul mare, transita attraverso il territorio
russo. Si ricordi poi che il Kazakistan ha un regime sotto l'influenza russa, e
usa navi mercantili russe quando deve effettuare trasporti via mare.
Una volta estratto, prima di
essere usato nelle centrali, l'uranio naturale deve essere "convertito e
arricchito”. E anche in questo caso Rosatom ha un peso significativo: il gruppo
controlla il 25% del mercato europeo della conversione e il 31% del mercato
dell'arricchimento, cifre che salgono a circa il 40% e il 46% a livello
mondiale.
Ma, oltre all'UE, anche gli
Stati Uniti dipendono fortemente dalla Russia per il nucleare.
"Se la Russia dovesse
diminuire la fornitura mondiale di combustibile nucleare, il mercato più
esposto al mondo sono gli Stati Uniti ", ha affermato Paul Dabbar, (1) ex vice segretario del Dipartimento
dell'energia degli Stati Uniti, alla fine di ottobre 2022. Nel 2021, Rosatom ha
fornito quasi un quarto del combustibile necessario per i 93 reattori della
flotta statunitense.
La maggior parte dei progetti
avanzati di reattori di "quarta generazione" (2) in fase di sviluppo
richiedono anche uranio arricchito al 20%, che solo la Russia è attualmente in
grado di fornire. La dipendenza dal nucleare è particolarmente forte perché non
dipende solo da un materiale, ma anche da tecnologie e capacità industriali.
Il contesto energetico sarebbe
una catastrofe completa in UE senza il nucleare.
Mentre il conflitto ha privato
gli europei di quasi tutte le loro forniture di gas russo, rinunciare alla
capacità di generazione nucleare aumenterebbe gravemente il rischio di carenze
di elettricità nei prossimi inverni.
Inoltre, l'Unione europea si è
impegnata per una massiccia riduzione delle emissioni di gas serra entro la
fine del decennio. Nel luglio 2022, l'UE ha scelto di includere il nucleare,
nell'elenco degli investimenti "verdi" per combattere il
riscaldamento globale.
Mancanza di persone
qualificate
Un'altra difficoltà è l'inerzia
associata all'energia nucleare. Se venissero imposte sanzioni, potrebbero
essere necessari anni per sviluppare alternative affidabili senza compromettere
la sicurezza delle strutture. La maggior parte degli stati dispone di riserve
di uranio sufficienti per mantenere i propri reattori in funzione per mesi o addirittura
anni, ma garantire nuovi contratti di fornitura può essere complesso e costoso,
così come sviluppare nuove capacità di conversione e arricchimento; e
istruzione di esperti.
"Dato il diminuito focus di
investimenti nell'industria nucleare negli ultimi anni, c'è una vera carenza di
persone qualificate che potrebbero sostenere rapidamente paesi come la Bulgaria
o la Slovacchia ", ha aggiunto Hibbs.
La dipendenza dell'UE o degli
Stati Uniti dal nucleare russo, avrà un impatto sull'industria?
Secondo Euratom, il funzionamento
del mercato è stato "profondamente influenzato" dagli sviluppi
geopolitici: " Ciò ha minato la fiducia in quello che in precedenza era
un importante partner dell'energia nucleare, indebolendo la sicurezza dell'approvvigionamento
di materiali e servizi nucleari dell'UE e aggravando i suoi problemi di
dipendenza ”, scrive l'ente in un rapporto pubblicato nell'agosto 2022.
Alla luce della guerra in
Ucraina, gli Stati Uniti e l'Unione Europea devono ora considerare come ridurre
la loro dipendenza da Rosatom. Sebbene la maggior parte degli esperti ritenga
improbabile l'imposizione di sanzioni nucleari, il predominio di Rosatom
potrebbe essere parzialmente sfidato e il gruppo potrebbe perdere quote di
mercato.
In termini di consegne di
reattori, la Finlandia ha annullato un contratto con Rosatom per la costruzione
dell'impianto di Hanhikivi dopo lo scoppio del conflitto. Il ruolo del gruppo
russo come sviluppatore di nuove centrali sarà limitato; infatti non può più
prestare supporto finanziario ai propri clienti come prima, poiché la guerra ha
reso più difficile l'accesso ai finanziamenti.
A causa della diminuita fiducia
internazionale nella Russia, Il vuoto lasciato da Rosatom aprirà il mercato ad
altri player, tra cui Francia, Corea del Sud e Regno Unito. La società francese
Orano, infatti, sta ora cercando di espandere la propria capacità di
arricchimento dell'uranio, costruendo un nuovo impianto negli Stati Uniti. Orano
non è sola in questa sfida: anche il gruppo anglo-tedesco-olandese Urenco sta
sfidando la Russia.
Per quanto riguarda il
combustibile, l'americana Westinghouse aveva iniziato a fornire alcuni reattori
in Ucraina non appena la Russia aveva annesso la Crimea nel 2014. In futuro
prevede di attirare nuovi clienti come la Repubblica Ceca, che finora è stata
rifornita da Rosatom. La Svezia, da parte sua, ha annullato negli ultimi mesi
un contratto per l'importazione di uranio russo. Da parte sua, la società
francese Framatome sta sviluppando un carburante su licenza acquistata dai
russi.
Un urgente bisogno di chiarire
l’orizzonte geopolitico
Per alcuni paesi, sanzionare
Rosatom significherebbe anche rompere molteplici rapporti commerciali e impegni
a lungo termine. Se la componente nucleare dovesse essere inclusa nelle
sanzioni, l'Ungheria probabilmente si opporrebbe; e forse non solo l’Ungheria. Un
riallineamento del mercato, tuttavia, a un certo punto richiederà una chiara
visione politica. "Prima di investire denaro in nuove capacità, i player
occidentali si rivolgeranno ai governi per capire le loro intenzioni", ha
dichiarato a maggio Matt Bowen, ricercatore presso il Center on Global
Energy Policy della Columbia University." La loro preoccupazione è che
tra un anno o due, forse meno, i prodotti russi possano rientrare nei mercati,
causando loro la perdita degli investimenti" .
Finora, tuttavia, gli attori e
gli stati che stanno pensando di diversificare le loro fonti di
approvvigionamento lo stanno facendo in silenzio, con pochi dibattiti contro i
legami con l'industria nucleare russa. Inoltre, una parte del mondo sembra
riluttante a mettere in discussione la posizione dominante detenuta da Rosatom.
Negli ultimi mesi il gruppo ha avviato la costruzione del primo reattore
egiziano a El-Dabaa, nel nord del Paese, e nel luglio 2022 ha avviato la
costruzione del quarto reattore presso l'impianto di Akkuyu in Turchia.
Nel settembre 2022 l'Ungheria ha
dato il via libera al lancio di due nuove unità e il 23 novembre 2022 il
Kirghizistan ha annunciato che avrebbe studiato la possibilità di costruire la
sua prima centrale nucleare con la Russia. In totale, il colosso nucleare russo
rivendica ancora 34 progetti all'estero per un totale di 140 miliardi di
dollari.
RIFERIMENTI
(2) https://finance.yahoo.com/news/russia-uranium-dominance-threatens-america-150000156.html
(4) https://www.rferl.org/a/russia-nuclear-power-industry-graphics/32014247.html
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