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Come sopravvivere agli odiatori; gli “haters” di Achille De Tommaso 17-7-2019

All'età di 20 anni, ci preoccupiamo di ciò che gli altri pensano di noi. All'età di 40 anni, non ci interessa cosa pensano di noi. A 60 anni scopriamo che non ci hanno pensato affatto.

Non esiste una norma che definisca con precisione in cosa consista lo “hate speech” (che comprende “discorsi d’odio”, “espressioni d’odio”, “linguaggio d’odio”, ecc.) esso consiste in una specifica forma di discriminazione che si estrinseca non attraverso azioni o omissioni, ma mediante deprecabili modalità di manifestazione del pensiero. Diffuse e reiterate attraverso Internet, tali forme espressive hanno l’effetto di alimentare i pregiudizi, consolidare gli stereotipi e rafforzare l’ostilità.
L'universo degli haters, dei troll, delle shitstorm e del cyberbullismo cresce in maniera esponenziale; la grande diffusione degli haters ha anche una motivazione economica. Coi loro commenti negativi diventano degli “influencer” in grado di dirottare il mercato da una parte all’altra. Dal punto di vista del marketing, l'hater genera engagement, ovvero coinvolgimento da parte dell'utente..

***

Ecco alcuni consigli, presi qua e là, per sopravvivere:
Ricorda sempre: non fanno statue dei critici. Fanno statue dei sognatori, di quelli che hanno rischiato. I rivoluzionari che hanno avuto un impatto sono quelli che hanno cambiato le regole, hanno posto fine alle guerre e combattuto per la libertà.
Stai per ispirare invidia e critiche perché hai successo in quello che fai? Considera che la critica è la migliore prova che tu abbia avuto un buon successo. Fa sì che le critiche siano il tuo combustibile, non la tua kryptonite.
Ciò che qualcuno dice riflette spesso come egli stesso si senta. Se qualcuno ti offende chiediti: "Che cosa sta passando questa persona? Ha forse bisogno di dire qualcosa del genere per sentirsi meglio?” E magari passaci sopra: nel momento in cui prendi i commenti negativi personalmente, stai perdendo.
Le persone felici e di successo non perdono tempo a dire cose negative sugli altri. Perché dovrebbero?
Quando fai buone cose, avrai sempre nemici. E’ utile sapere che è inevitabile. Quindi chiediti: "Come posso usare gli odiatori per sostenere ancora di più ciò in cui credo?"
Innanzitutto comprendi che ciò che alimentiamo cresce e che ciò che facciamo morire di fame, muore. Non reagire quindi ai tuoi nemici. Renditi conto che le loro parole riguardano più qualcosa di irrisolto in loro, che in te.
Abbraccia le critiche. I momenti di disagio sono di solito un segno che sei sulla strada giusta. La prossima volta che qualcuno criticherà le tue scelte, chiediti se sei fedele ai tuoi valori personali. Se la risposta è sì, sorridi e sappi che stai facendo la cosa giusta!
Gli "haters" comunicano spesso per chiedere aiuto. Le persone ferite feriscono le persone. Quando combattiamo gli altri, riveliamo più del nostro vero carattere che del loro. Un attacco agli altri espone quindi solo il nostro processo mentale, le insicurezze, le emozioni represse e il modo in cui giudichiamo le persone.
I sostenitori migliori e più potenti spesso iniziano come i tuoi critici più duri. Ma non ignorare il feedback dei critici. Ascoltali e interagisci con loro in modo costruttivo. Spesso non è la tua idea o posizione generale che è il problema, ma forse puoi modificare un punto particolare. E comunque, se ricevi un “feedback” - indipendentemente dal fatto che tu lo consideri costruttivo - sii umile e consideralo apertamente con gratitudine. Se la critica è un attacco duro e aperto, non rispondere con un altro attacco.
“Il test per un'intelligenza di prim'ordine è la capacità di tenere due idee opposte nella mente allo stesso tempo, e mantenere comunque la capacità di funzionare lucidamente e logicamente. La prossima volta che sarai attivato per rispondere, prenditi un momento per prendere in considerazione un'opinione diversa piuttosto che respingerla immediatamente. Una parola scoraggiante potrebbe diminuire la tua riflessione. Sii veloce nell'ascoltare, lento nel parlare e lento alla rabbia” (F. Scott Fitzgerald).
Detto ciò: Quello che serve è una cultura della civiltà online insegnando nella scuola e nella famiglia il rispetto per il prossimo e la dignità delle persone che vivono dall'altra parte della tastiera.
(si scopre, stranamente, che la Rete, oltre a “ucciderti” può anche farti trovare i metodi per curarti…)

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