Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico.
(Popper, Sir Karl Raimund. - Filosofo della scienza)
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In un articolo precedente (“La Scienza ha scoperto Dio?”) verificavo come un certo numero di eminenti scienziati sia oggi propenso a pensare che il nostro universo sia stato creato da “qualcuno”. In questo scritto desidero invece introdurre un’altra traccia, per me interessante: “La Scienza scaturisce proprio dalla Religione?”
Lo scientismo è l'assunto filosofico che il reale sia riducibile solo a ciò che le scienze possono verificare o descrivere empiricamente.
L'energia, o la materia, o il Big Bang, sono la causa di tutte le cose. Quando alcuni (anche alcuni scienziati di fama) ribattono che il Big Bang stesso dimostra che l'universo, nella sua totalità, ha bisogno di una causa estranea a se stesso, gli scientisti pensano che stiano solo dicendo cose senza senso.
L'ovvio successo delle scienze fisiche, evidente nella tecnologia che ci circonda e che facilita la nostra vita in così tanti modi, ha convinto molti che qualsiasi cosa, al di fuori della gamma dell'empirico misurabile, sia semplicemente una fantasia; roba da superstizione e credenza primitiva. Che non possa esistere una dimensione della realtà conoscibile in modo non scientifico ma ancora razionale.
Questo pregiudizio, questo rifiuto verso la metafisica e il misticismo è lo scientismo. Un'altra caratteristica di questo scientismo è l'ipotesi che la scienza e la religione siano, per loro natura, nemici implacabili.
A questo proposito, gli interlocutori scientisti resuscitano spesso la storia di Galileo per dimostrare che la Chiesa si è sempre schierata, con oscurantismo e ingenuo letteralismo biblico, al di sopra e contro le scienze.
Il filosofo cattolico Robert Sokolowski ha sostenuto che il mito fondante della modernità è che il pensiero illuminato è nato da, e in opposizione, a una religione pre-scientifica. Ed è per questo che, continua Sokolowski, il conflitto tra religione e scienza deve essere perpetuamente provato e rianimato, come una sorta di rituale che agisca fuori dalla storia originaria. Ma questo mito, per molti aspetti, è assurdo.
Lasciando da parte le complessità della storia di Galileo, possiamo vedere come la stragrande maggioranza delle figure fondanti della scienza moderna: Copernico, Newton, Keplero, Cartesio, Pascal, Tycho Brahe, era devotamente religiosa. Inoltre, due dei più importanti fisici del XIX secolo, Faraday e Maxwell, erano estremamente devoti (Cartesio non concepiva la fisica senza la metafisica); e il formulatore della teoria del Big Bang era un prete (Georges Edouard Lemaître).
Se vogliamo un'incarnazione contemporanea dell'incontro tra scienza e religione, guardiamo a John Polkinghorne, fisico delle particelle di Cambridge e sacerdote anglicano; e uno dei migliori commentatori sull'interfaccia non competitiva tra percorsi scientifici e religiosi verso la Verità.
In effetti, come hanno sottolineato Polkinghorne e molti altri, le moderne scienze fisiche sono state, di fatto, rese possibili dall'ambiente religioso da cui sono emerse. Non è un caso che la scienza moderna sia apparsa per la prima volta proprio nell'Europa cristiana, dove dominava una dottrina della Creazione.
Affermare che il mondo è creato significa infatti accettare, contemporaneamente, i due presupposti richiesti per la scienza, vale a dire che l'universo non è divino e che è contrassegnato, in tutto e per tutto, dall'intelligibilità.
Se il mondo o la natura fossero infatti considerati divini (come in molte filosofie e misticismi), allora non ci si permetterebbe mai di analizzarli, sezionarli o eseguire esperimenti su di essi. Ma un mondo creato, per definizione, non è divino. È diverso da Dio, e, in quella stessa alterità, gli scienziati trovano la loro libertà di agire.
Allo stesso tempo, se il mondo fosse incomprensibile, nessuna scienza potrebbe decollare; dal momento che la Scienza si basa sulla presunzione che la Natura possa essere conosciuta. Ma il mondo, proprio come creato da un'intelligenza divina, deve essere intelligibile; e quindi gli scienziati hanno la fiducia di cercare, esplorare e sperimentare.
Questo è il motivo per cui le persone coinvolte nella Scienza, nel sapere, nel capire, religiosi, cristiani, atei o agnostici che siano, devono combattere il mito dell'eterna guerra della scienza e della religione.
Dobbiamo forse abituarci ad accettare che Fede e Ragione siano percorsi complementari e compatibili verso la conoscenza.
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