sabato 30 maggio 2020

Cos’è la musica? Un miracolo!

Ogni arte ha due importanti componenti: la prima è la creatività, quella cosa che ti procura emozione. Anzi, ti procura, sempre, emozioni tutte le volte che la guardi, la tocchi, la ascolti.
La seconda è la tecnica, associata in molti casi alla “materia”. Dove, ad esempio, se vuoi essere un buon scultore, devi saper usare bene scalpello e martello, devi conoscere i materiali, le tecniche di fusione, eccetera. La creatività è individuale; mentre la tecnica è oggettiva, sottostà a regole matematiche e fisiche, è pragmatica. Puoi aver fatto, ad esempio, un bellissimo modello in cera, ma se la fusione non è a temperatura giusta, rovini tutto.
La musica è sicuramente, anche lei, tutto questo. Ma le sue caratteristiche “tecniche” sono peculiari, perché noi, come esseri umani, siamo peculiari.
Cerchiamo di capire un po’ questa tecnica.

Tutti lo sanno: i suoni sono provocati da vibrazioni dell’aria causate dallo strumento musicale o dalla voce; più alta è la frequenza, più alto è il suono. Tempo e Frequenza sono strettamente correlati: Frequenza è il numero di vibrazioni nell’unità di Tempo (tipicamente il minuto-secondo).
Orbene, qual è la difficoltà di mettere insieme un certo numero di frequenze per fare della musica?
Innanzitutto, quante ne vogliamo mettere insieme per fare una buona musica? Le frequenze sonore sono in numero “quasi” infinito. Il “quasi” sta a significare che le frequenze udibili bene sono limitate tipicamente tra 300 Hz e 3400 Hz, ma all’interno di questa gamma “glissando” si può passare da una frequenza all’altra in modo continuo.  Con variazioni pressoché infinite della nota.
Tuttavia, anche se infinite, le frequenze effettivamente utilizzate in musica sono solo un centinaio (si pensi, per esempio, agli ottantotto tasti del pianoforte), praticamente niente rispetto alle infinite possibilità degli strumenti sui quali si può effettuare il 'glissando', come la famiglia dei violini, i tromboni e, prima fra tutti, la voce umana.
E qui veniamo ad una particolarità fisiologica.  Se l’orecchio umano non sente al di sotto di certe frequenze (300 hz) e al di sopra di 3400 hz (ultrasuoni), possiamo dire che il nostro orecchio è “povero”?
Assolutamente no, perché, all’interno di questa gamma il nostro orecchio possiede tremila elementi sensibili che presentano una sfida finora non vinta dai sistemi di riproduzione musicale;  digitali od analogici che siano. Il nostro orecchio sente “musiche” che il suonatore non si accorge di suonare e il cantante di cantare. Queste “musiche” sono definite “armoniche”.
Ma perchè un numero limitato di frequenze e perchè proprio quelle? Che il numero delle frequenze debba essere limitato è abbastanza semplice da capire: se fossero troppo numerose sarebbe più difficile distinguerle e, nel caso del canto, più problematico emetterle con precisione. Tuttavia, con circa 3.000 elementi sensibili nell'orecchio, distribuiti quasi omogeneamente su dieci ottave (300 per ottava), il fatto di utilizzarne solo 1/25 (12 per ottava) appare alquanto sorprendente.
Questo è, o un autentico miracolo, o un regalo inesplicabile che ci ha fatto la Natura.
Tecnicamente le frequenze armoniche sono le frequenze il cui valore è multiplo intero della frequenza base (frequenza fondamentale) di un'onda.
Per esempio, un'onda che non sia perfettamente sinusoidale che abbia la frequenza di 100 Hz sarà composta, di fatto, da una frequenza fondamentale, cioè una sinusoide da 100 Hz, e da numerosissime frequenze armoniche, da 200, 300, 400, 500 Hz, e così via, con ampiezze variabili.
Queste “armoniche” vengono sviluppate  spontaneamente  dallo strumento o dalla voce umana e forniscono, tra l’altro, il timbro.  Il Timbro è la peculiarità di una nota che ci fa distinguere, ad esempio, se è stata suonata da un violino o da una tromba.
Ma le Armoniche non sono solo timbro e tono, sono molto di più. Sono ciò, ad esempio, che ci fa distinguere una buona registrazione da una cattiva: gli strumenti e le melodie sono le stesse; cosa fa la differenza ?
Sono ciò che ci fa distinguere ed apprezzare meglio una musica suonata da un vinile piuttosto che da un CD; una musica ascoltata con casse acustiche di alta qualità da una musica ascoltata con casse da basso prezzo.
Sono ciò che fa distinguere un direttore d’orchestra da un altro; un violino ben fatto da uno Stradivari. Un pianoforte Yamaha (ottimo!) da uno Stainway (unico). Ciò che ti fa spendere 50.000 euro o 10.000 euro per uno strumento.
Si dice che i sistemi di riproduzione non buoni “tagliano le armoniche”; ma come si fa, tecnicamente, a non tagliarle ?
Ma, prima di tutto: come si fa a produrle al meglio, quando si fa musica?
Le tecniche sono varie, sia di costruzione degli strumenti, che di riproduzione; e sono ciò che rendono la musica altamente complessa e difficilmente improvvisabile.
Sono ciò che fa Musica la musica.
Ma perché abbiamo 3000 sensori nell’orecchio ?
Mi piacerebbe pensare che è perché  siamo stati “costruiti” come esseri umani per conoscere ed apprezzare la musica.
Oppure è semplicemente un miracolo!

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