Religione e Scienza si sono sempre combattute. Dai filosofi ellenici come Democrito ed Epicuro, a Galilei, agli Illuministi. E fino ai giorni nostri; quando, ad esempio, le conquiste della genetica, sono guardate con grande attenzione e sospetto dalla Chiesa. Ci sarà forse un momento nel futuro in cui Religione e Scienza si accorderanno? Fra, diciamo, 4000 anni, Scienza e Religione (e magari Filosofia) confluiranno in un accordo? Ho motivo di dubitarne.
Parliamo del TELETRASPORTO e seguite il mio ragionamento:
La fantascienza anticipa, spesso, il futuro. Anzi, spesso il futuro riesce anche a fare di meglio: oggi abbiamo piccoli aggeggi tascabili (molto più piccoli di Hal 9000 di “2001 Odissea nello Spazio”) che possiamo interrogare a voce su qualsiasi cosa ed ottenere risposte. E con le nostre “APP” possiamo guidare le auto; facendole parcheggiare anche con comandi remoti. Trent’anni fa era fantascienza.
La cosa però che mi ha affascinato di più nelle mie visioni fantascientifiche, è sempre stata, IL TELETRASPORTO; visualizzato nella filmografia in quella specie di cabina da doccia, dove uno entrava, e si trovava trasportato da un’altra parte; anche distante, e in maniera immediata. E’ possibile che un giorno possiamo liberarci dai vincoli che ci confinano su questa piccola porzione dello spazio-tempo, per esplorare i più lontani angoli del cosmo col teletrasporto?
Si, è possibile ! E’ possibile sia a livello teorico, che a livello pratico.
Premetto: nella classica descrizione fantascientifica, un TELETRASPORTORTATORE è un congegno che scannerizza un oggetto, per determinarne la sua composizione nei dettagli; e poi spedisce queste informazioni in una località distante; dove l’oggetto viene ricostruito. Le versioni di questo processo sono due: nella prima l’oggetto viene smaterializzato e i suoi atomi vengono spediti assieme ai dati per ricostruirlo; nella seconda si utilizza del materiale già presente nella destinazione d’arrivo per costruire una copia perfetta.
Come vedremo, la versione tecnico-scientifica sperimentale della faccenda si sta orientando verso questa seconda possibilità; (anche perché io non mi fiderei molto dell’essere smaterializzato e rischiare che, non funzionando qualcosa nel trasporto, i miei miliardi di atomi possano svolazzare disaggregati nell’Universo per tutta l’Eternità).
Ci sono però due domande cruciali:
Una di carattere etico-filosofico: ”Se è possibile ottenere una copia perfetta, è giusto identificarla con l’originale?”. Un’altra, ovvia, di carattere tecnico: ”è possibile esaminare un oggetto e stabilire la sua composizione in modo così accurato da poterlo ricostruire identico in tutto e per tutto?”
In un universo governato dalla fisica classica la risposta alla seconda domanda sarebbe affermativa. In principio, le proprietà di ogni particella dell’oggetto; cioè la sua identità, la posizione nello spazio, e la velocità, possono essere misurate con precisione illimitata, quindi trasmesse dove si vuole. In un universo, però, governato dalla meccanica quantistica (come ci appare essere il nostro), la situazione è più complessa.
Sappiamo, infatti, che l’atto di misurare un oggetto cambia l’oggetto osservato; quindi ci troviamo di fronte ad un bel problema: se duplichiamo l’oggetto che osserviamo, esso non è identico a quello originale, in quanto è stato modificato dalla nostra osservazione. E quindi potremmo doverci mettere l’animo in pace sul fatto che il teletrasporto non è assolutamente possibile; per motivi intrinseci alla fisica.
In realtà c’è qualche motivo di speranza; e ciò in quanto ogni particella elementare del nostro universo è identica a tutte quelle della sua specie con la stessa massa, la stessa carica elettrica e lo stesso spin totale. I fisici sintetizzano queste informazioni parlando di stato quantico.
Allora, ecco qui la buona notizia: se due particelle si trovano nello stesso stato quantico, allora, per le leggi della meccanica quantistica esse sono indistinguibili, non solo in teoria, ma anche in pratica. Sono gemelle, sono identiche, e se uno scambiasse la loro posizione nessuno sarebbe in grado di accorgersi della differenza.
Cerchiamo ora di rispondere alla prima domanda: “ma il secondo oggetto, quello trasportato, è veramente quello originale? Insomma, se io vengo teletrasportato, il mio io teletrasportato è “me stesso”, con le stesse emozioni, ricordi, attitudini, ecc.?”
Dal punto di vista teorico ci sono molte ragioni per cui la risposta possa essere positiva; infatti la struttura atomica e molecolare di un corpo basta a determinarne il suo aspetto, il suo odore e persino il suo sapore. Se voi chiedeste ad una azienda di spedizioni dell’anno 4000 d.C. di trasportare la vostra auto da Roma a New York via nave, e questi, a vostra insaputa, per fare prima, ve la teletrasportassero nel modo appena visto, voi non potreste mai accorgervene, neanche in linea di principio.
E per un essere vivente? Per me stesso ?
Non avendo precedenti cui appoggiarmi, posso fare speculazioni teoriche: se un essere vivente ha atomi e molecole che lo compongono nello stesso stato quantico dei miei, ebbene, quello sono io. Anche se l’originale continuasse ad esistere dopo l’arrivo della “copia”, non dovremmo esitare a dire che “tutti e due sono me”. Molti fisici-antropologi di oggi sono d’accordo nell’affermare che pensieri, ricordi, emozioni, giudizi hanno una loro incarnazione fisica nelle proprietà atomiche e molecolari del sistema nervoso: uno stato quantico di queste particelle dovrebbe implicare un identico essere cosciente. Con il tempo le diverse esperienze mie e del mio “doppio” ci farebbero differenti, ma esisterebbero “due me”, non un originale e una copia.
Anzi, voglio anche fare ulteriori elucubrazioni:
La nostra composizione fisica è continuamente soggetta a trasformazioni, ma ciononostante noi rimaniamo la stessa persona. Il dolce appena mangiato, che ci riempie il sistema circolatorio di zucchero e grassi; la risonanza magnetica, che, se vi siamo sottoposti, cambia gli spin di molti nuclei atomici del nostro cervello; il trapianto di un organo; lasciano comunque noi la stessa persona. Si stima che ogni milionesimo di secondo il corpo umano medio cambi mille miliardi dei suoi atomi (B. Greene), eppure la nostra identità personale non ne risente. Per cui, se anche il me stesso teletrasportato non fosse identico a me fino alla singola molecola, potrebbe tranquillamente continuare ad essere indistinguibile da me.
E’ un esperimento di teletrasporto è stato veramente realizzato con successo! Vediamo come:
Nel 1997 due ricercatori: uno, A.Zeilinger, dell’Università di Innsbruck e l’altro, F. De Martini, dell’Università di Roma, hanno portato a termine con successo il primo teletrasporto di un fotone.
Entrambi i gruppi si sono avvalsi di una tecnica basata sull’entanglement quantistico (*), seguendo le proposte teoriche avanzate nel 1993 da un gruppo internazionale di almeno sei fisici. Il grande merito di Zeilinger e De Martini fu di inventarsi tecniche sperimentali ingegnose e nuove e di riuscire a realizzarle in laboratorio. Nel 1997 entrambi riuscirono nell’impresa di effettuare materialmente il teletrasporto di un fotone.
Ci dovremmo però ora chiedere come fare nel caso di oggetti macroscopici (come una persona). Ed è qui che iniziano le brutte notizie:
Per poter teletrasportare oggetti dobbiamo disporre di “cabine” piene zeppe di particelle : elettroni, protoni, neutroni e così via, in quantità sufficiente a ricostruire oggetti; e ogni singola “entangled” con la corrispondente particella distante. Ogni passo del procedimento appare oggi, sicuramente irrealizzabile perché al di fuori della nostra attuale portata tecnologica. La misurazione congiunta di due soli fotoni si è rivelata un’impresa difficilissima: l’estensione di questo processo a grandi quantità di particelle (miliardi di miliardi di miliardi, ecc…) ci sembra oggi inimmaginabile.
Ma la scienza e la tecnologia sembrano continuamente farsi beffe delle previsioni più pessimistiche: oggi è impossibile? Quarant’anni fa il computer dell’Enterprise di Star Trek sembrava ugualmente fantascientifico. Decidete voi!
E veniamo alla religione.
Certamente, se si crede che la vita, e quella degli esseri coscienti in particolare, sia qualcosa di più della sua composizione fisica, i parametri per giudicare il successo del teletrasporto saranno più restrittivi. Portando il tema verso una decisione etica, e religiosa; non tecnica o scientifica, ma religiosa. Fino a che punto la nostra identità personale è legata alla nostra identità fisica? Questo dibattito, per vostra informazione, è già in corso da molto tempo, ma nessuno sembra aver dato una risposta in grado di mettere tutti d’accordo. E, chi ci ha ragionato sopra, ha ragionato sull’identità fisica; non sull’anima. Ammesso quindi che io possa quindi duplicare tutto: pensieri, emozioni, ricordi (dando per scontato che siano entità fisiche, come visto prima), …ma…posso duplicare l’anima ?
No, non posso, in quanto l’anima è un’entità non-fisica. Ovviamente per chi ci crede; per chi ha una religione. Quindi, in un futuro, il Teletrasporto potrà essere possibile, a patto che risolviamo il problema etico e religioso.
Aggiungo: e che il Teletrasporto non diventi un problema politicamente “di sinistra” o “di destra”; e abbia bisogno quindi di stralci alla legge in Parlamento.
(*) ENTANGLEMENT QUANTISTICO: Secondo la meccanica quantistica è possibile realizzare un insieme costituito da due particelle, facendo in modo che il valore misurato per una particella influenzi istantaneamente il corrispondente valore dell'altra, che risulterà identica alla prima. Ciò rimane vero anche nel caso le due particelle si trovino distanziate; senza alcun limite spaziale.
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